Il delitto di Chiara Poggi a Garlasco continua a sollevare dibattiti e controversie sull’operato della magistratura. A distanza di anni, nuovi filoni d’inchiesta e dichiarazioni di protagonisti come l’avvocato Carlo Taormina riportano al centro dell’attenzione la figura di Andrea Sempio e le tensioni tra verità processuale e opinione pubblica. La vicenda mette in luce dubbi, contraddizioni e critiche sulle indagini, confermando quanto la ricerca della verità possa rimanere complessa e controversa.
Carlo Taormina e il delitto di Garlasco: ipotesi, ambiguità e il rifiuto di un incarico legale
Carlo Taormina, celebre avvocato del foro romano, è tornato a discutere del caso di Garlasco con un lungo intervento su Facebook. Il legale propone una versione complessa degli eventi, secondo cui Sempio avrebbe assistito alla vicenda da vicino:
“Quella mattina stava a casa con Chiara e Stasi, ha fatto irruzione perché sapeva del tradimento di Chiara e quindi, intenzionalmente, andò lì ed esplosero la rabbia e la gelosia che gli fecero assassinare Chiara davanti a Sempio o appena Sempio se ne uscì”.
Questa ricostruzione appare contraddittoria rispetto alle affermazioni precedenti e si conclude con un tono ironico-ambiguo:
“Faccia presto, Sempio, perché altrimenti la prossima settimana non la finisce in libertà. A proposito, si tratta di un mio sogno lovatiano. O no?”.
Parallelamente, emerge un episodio riguardante un possibile incarico legale: nella ricerca di un sostituto di Massimo Lovati, Sempio e la sua famiglia avrebbero contattato Carlo Taormina tramite l’avvocata Taccia. Il noto penalista, tuttavia, avrebbe rifiutato con decisione, declinando qualsiasi coinvolgimento nel caso.
Garlasco, Carlo Taormina choc su Sempio: “Dica che si è fatto un alibi falso”
Rivolgendosi direttamente ad Andrea Sempio, oggi formalmente indagato in un nuovo filone dell’inchiesta, Taormina ha invitato il giovane a recarsi spontaneamente in Procura insieme ai suoi legali:
“Qualcuno dica ad Sempio di andare in Procura coi suoi ottimi avvocati a rendere interrogatorio“.
Secondo l’avvocato, il rischio di un arresto imminente sarebbe legato a una gestione giudiziaria segnata da “condotte investigative patologiche“, che, a suo giudizio, hanno compromesso la regolarità delle indagini.
Nel suo post, Taormina non risparmia critiche ai magistrati, accusandoli di aver più volte annunciato “colpi di teatro” poi rivelatisi “autentiche patacche”, ipotizzando che potrebbero cercare di soddisfare “la parte sanguinaria dell’opinione pubblica” per mascherare “folli operazioni investigative”.
Rivolgendosi a Sempio, l’avvocato suggerisce di chiarire la propria posizione, invitandolo a “dire il vero”, cioè ammettere eventuali alibi costruiti per sfuggire al processo come innocente e riconoscere eventuali pagamenti fatti a intermediari: parole ambigue, talvolta ironiche, che Taormina ha sempre accompagnato con la sua convinzione che “Sempio era sul luogo del delitto insieme a Stasi, ma non ha ucciso Chiara Poggi“.