Ieri 18 dicembre è stata una giornata importante per il Caso Garlasco in quanto si è tenuta l’udienza che ha posto in tribunale la fase conclusiva dell’incidente probatorio. Tensione in aula ma tutto si è svolto in modo ordinato e corretto. Il tema è stato dibattuto anche di fuori dall’aula nei principali programmi di approfondimento su questo tema che continua a dividere l’opinione pubblica.
Ore 14 sera, animi accesi sulla vicenda
Al di fuori dell’aula il tema è stato dibattuto in modo approfondito nel programma di Rai 2 “Ore 14 sera” condotto da Milo Infante.
Tra gli ospiti anche gli avvocati di Alberto Stasi, De Rensis e Boccellari che hanno difeso la presenza dell’imputato in aula, giudicando positivo il comportamento del giudice Garlaschelli che, contrariamente a quanto auspicato dalla difesa di Marco Poggi, fratello di Chiara, ha mantenuto in aula l’imputato.
Il tema più caldo è stata la perizia della Dott.ssa Albani su due unghie, le tracce escludono Stasi ed hanno compatibilità, per 12 su 12 loci su una e 10 su 10 su un’altra, con Sempio.
Dato questo che non è abbastanza per condannarlo ma permette di valutare diversamente la precedente perizia effettuata dal Dott. De Stefano.
Obiettivo, la cristallizzazione dei dati
L’udienza del 18 dicembre presso il tribunale di Pavia con la presenza in aula di Alberto Stasi, accompagnato dai suoi avvocati, aveva lo scopo di cristallizzare le prove in possesso, sottraendole da ulteriori indagini future.
Come riportato da CaffeinaMagazine si sperava che gli elementi genetici potessero portare ad un punto di svolta rispetto al caso avvenuto nel 2007 e che dal 2016 vede Stasi in carcere come unico colpevole.
Il quadro emerso a fine giornata ha quindi certificato diversi elementi ma non ha portato a quel cambiamento che molti si aspettavano. Riducendo di fatto letture semplici che nelle ore immediatamente successive erano trapelate.
A complicare la situazione anche i limiti tecnici e metodologici d’indagine che si devono scontrare con i molti anni passati dai primi referti.
Una cosa è certa, di questo caso se ne parlerà anche nei prossimi mesi con la speranza di avere, una volta per tutte, prove certe al fine di condannare il colpevole.