Milano, 27 gen. (Adnkronos) – “La società non ha bisogno di Savonarola in toga, né di miseri ‘monsu Travet’ (poveri impiegati, ndr) della giustizia, ha bisogno di magistrati che assolvano il loro ufficio con umile orgoglio: l'orgoglio di esercitare la più alta funzione sociale, quella di giudicare; l'umiltà di sentirsi comunque – in quanto uomini – inadeguati al compito”.
E’ uno dei passaggi conclusivi della relazione letta da Giuseppe Ondei, presidente della corte d’Appello di Milano in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Per Ondei c’è bisogno di magistrati che svolgano il loro “delicato” incarico esprimendo “accoglienza, trasparenza e rispetto”, toghe che operino con “equilibrio, competenza, impegno, riserbo, rigorosamente all'interno del recinto della legalità; che difendano strenuamente la loro indipendenza esterna, ma anche quella interna; che non confondano indipendenza con irresponsabilità”. L’invito agli avvocati è di lavorare insieme avendo “come sicura compagna di strada la Costituzione” affinché la giustizia torni a essere “il rassicurante, vitale e silenzioso respiro della democrazia”, quanto all’intelligenza artificiale – che non risparmia neppure la giustizia – l’auspicio è di non demonizzarla, ma “senza abdicare alla nostra umanità” che rappresenta “l’essenza” della propria professione.
"Un popolo che non crede nella propria giustizia si rassegna fatalmente ad accettare quella del più forte. La crescente disaffezione civile e culturale per la giustizia, quindi, non può essere percepita come un incendio al di là del fiume, ma come un agente corrosivo delle basi democratiche del Paese" conclude Ondei che ricorda l’anniversario (29 gennaio) del 45esimo anno dall’omicidio del giudice Emilio Alessandrini e il Giorno della Memoria che deve richiamare tutti a "mantenere salda la memoria dell’infausto passato e ad agire oggi con determinazione perché l’odio raziale e le sopraffazioni non abbiano più a ripetersi".