Governo, cos'è successo dal 4 marzo a oggi

Dalle elezioni del 4 marzo alla nomina di Cottarelli, tutto ciò che è avvenuto nella politica italiana negli ultimi 80 giorni.

Sono trascorsi più di 80 giorni dalle elezioni del 4 marzo 2018 che avrebbero dovuto dare all’Italia un nuovo Parlamento e un nuovo governo.

Dopo diversi turni di consultazioni, mandati esplorativi e due premier incaricati, con la nomina di Cottarelli l’Italia potrebbe porre fine a una fase di grande incertezza politica. Ecco tutto ciò che è accaduto dal 4 marzo a oggi.

Le elezioni del 4 marzo

Domenica 4 marzo 2018. Gli italiani sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento (Camera dei deputati e Senato) secondo le norme previste dalle legge elettorale conosciuta come Rosatellum bis.

Una votazione che vede contrapporsi tre forze principali: la coalizione di centro-destra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e UDC), quella di centro-sinistra (con il Partito Democratico alla guida di diversi partiti minori) e il Movimento Cinque Stelle, una forza politica populista e trasversale.

Il risultato delle elezioni è una novità nel panorama politico italiano. La maggioranza assoluta dei voti va al centro-destra con il 37%, dove per la prima volta la Lega di Matteo Salvini supera Forza Italia (17% contro 14%).

Ma il partito che, da solo, riceve più consensi è il M5S, guidato da Luigi Di Maio, che totalizza un sorprendente 32%.

Netta sconfitta per il Pd e tutto il centro-sinistra, che totalizzano rispettivamente il 18 e il 22%.

Matteo Renzi annuncia che avrebbe lasciato la guida del partito, ma solo dopo la formazione del nuovo governo. Maurizio Martina prende il suo posto come segretario reggente.

Lega e M5S

Le elezioni dimostrano il forte desiderio di rinnovamento degli italiani, che si traduce in un voto di protesta ai partiti “anti-sistema”: Lega e Movimento Cinque Stelle. Nessuno dei due schieramenti però ha i numeri sufficienti a governare da solo. Salvini e Di Maio sono consapevoli della necessità di formare un’alleanza con un altro partito per poter raggiungere la maggioranza e formare un esecutivo. Dal 5 marzo iniziano quindi le trattative.

Presidenza di Camera e Senato

Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, leader dei due partiti di centro destra in coalizione elettorale con la Lega, invitano Matteo Salvini a dialogare con Di Maio per la risoluzione del primo problema: l’assegnazione della presidenza di Camera e Senato. I tre partiti di destra escludono da subito una possibile alleanza con il Pd. Il risultato delle prime trattative tra centro-destra e M5S è la nomina di Roberto Fico come Presidente della Camera dei Deputati e Maria Elisabetta Alberti Casellati come Presidente del Senato, la seconda carica dello Stato.

Le trattative

Dopo l’assegnazione delle due presidenze, continuano le trattative tra i partiti di maggioranza. I pentastellati, che da sempre si sono proposti come una forza anti-sistema “correndo da soli” alle elezioni, si dichiarano disponibili al dialogo con i partiti tradizionali.

Le consultazioni

Il 10 aprile ha il via il primo turno di consultazioni. Con questo termine si indicano i colloqui tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e i rappresentanti dei partiti eletti in Parlamento al fine di formare il nuovo governo. Dal primo giro non emerge un chiaro accordo tra le forze politiche. Al contrario, si intensifica lo scontro tra i leader dei partiti di maggioranza, in particolare sul ruolo che Berlusconi dovrebbe avere nell’esecutivo.

Il 12 aprile Mattarella apre il secondo giro di consultazioni al Quirinale. Anche in questo caso, però, il Presidente riscontra la mancanza di un’intesa tra i partiti ed è costretto a cercare una soluzione alternativa.

I mandati esplorativi

Il 18 aprile, il capo dello Stato affida al presidente del Senato Casellati un mandato esplorativo, con l’obiettivo di trovare un’intesa tra le forze politiche sulla formazione del governo. Il 20 aprile, la Casellati annuncia il fallimento del proprio mandato.

Un secondo mandato esplorativo viene affidato a Roberto Fico, presidente della Camera, il 22 aprile. Fico riscontra la possibilità di dialogo tra i partiti e riporta la disponibilità del Pd a un accordo con il Movimento che escluda la Lega.

Mattarella resta in attesa di una decisione da parte del Partito democratico, ma la possibilità di un governo Pd-M5S viene meno in seguito alle parole di Matteo Renzi. L’ex premier, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, si dichiara contrario a un esecutivo con i Cinque Stelle.

In assenza di un accordo tra centro-destra, Pd e Movimento, si fa strada l’ipotesi di un governo di tregua.

Ipotesi che però viene scartata perché bocciata dai due partiti di maggioranza.

Molise e Friuli

Nel frattempo, hanno luogo le elezioni in Molise (22 aprile) e Friuli Venezia Giulia (29 aprile). In entrambi i casi, la coalizione di centro-destra e in particolar modo la Lega ottengono la maggioranza assoluta dei voti.

Terzo giro di consultazioni

A inizio maggio Mattarella indice il terzo giro di consultazioni. Il Presidente della Repubblica delinea la possibilità di formare un governo neutrale, non politico, con il compito di guidare l’Italia verso nuove elezioni.

Nel progetto di Mattarella, gli italiani dovrebbero tornare alle urne a inizio 2019, ma Lega e M5S si oppongono e chiedono elezioni anticipate. Le date proposte dai partiti di maggioranza sono prima il 24 giugno, poi l’8 luglio e infine il 22 luglio.

L’accordo Lega-M5S

Si apre la possibilità di dialogo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il 7 maggio, per la prima volta, il leader del Movimento fa un passo indietro e si dichiara disposto a non ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio nell’ottica di un’alleanza con il Carroccio. Si ammorbidiscono anche le posizioni del pentastellati su un accordo con Forza Italia e Berlusconi si dichiara disposto a non ostacolare un governo giallo-verde, pur non votandone la fiducia.

Il 9 maggio, davanti all’ultimatum di Mattarella, Savini e Di Maio chiedono al Presidente altre 24 ore per arrivare a un accordo definitivo e proporre un premier. Accordo che dà come risultato il contratto di governo, reso noto il 15 maggio dall’Huffington Post. Il documento, dal titolo “Contratto per il governo del cambiamento“, consta di 30 punti e 57 pagine ed espone gli obiettivi di un (eventuale) esecutivo giallo-verde.

Un’alleanza fragile, come dimostra la creazione, stabilita dal contratto, di un Comitato di riconciliazione per la risoluzione delle controversie tra i due partiti di maggioranza.

Il 21 maggio, Salvini e Di Maio salgono al Colle e presentano a Mattarella la proposta di governo. Compare per la prima volta il nome del professore Giuseppe Conte come premier.

Conte premier incaricato

Il Presidente della Repubblica si consulta con Fico e la Casellati.

Nonostante i dubbi relativi al curriculum di Conte e alle riserve del Colle sull’eventuale nomina di Savona, il 23 maggio Giuseppe Conte viene nominato premier incaricato da Mattarella. Ha ora il compito di formare un esecutivo, trovando un delicato equilibrio tra Lega e Cinque Stelle. Il capo dello Stato però avverte i partiti: “No ai diktat” sull’assegnazione dei Ministeri, con particolare riferimento a quello dell’economia.

Il 27 maggio Conte presenta in Quirinale la lista dei ministri. Mattarella accetta tutte le proposte del premier incaricato a eccezione di quella di Paolo Savona come ministro dell’economia. Conte rimette l’incarico. In un lungo discorso, il Presidente della Repubblica spiega che la sua decisione è dovuta proprio a Savona, rappresentante di una linea economica euroscettica e fortemente contraria alla moneta unica che non è stata né discussa in campagna elettorale né presentata dai partiti nel contratto di governo.

Davanti al rifiuto di Lega e M5S di indicare un nome alternativo, Mattarella si è detto costretto a procedere con la nomina di un nuovo premier incaricato.

Il governo Cottarelli

Il nome indicato da Mattarella è quello di Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review per il governo Letta e Renzi. Cottarelli viene incaricato di formare un esecutivo neutrale e di transizione. Nel pomeriggio del 29 maggio, Cottarelli deve presentare al Colle la lista dei ministri. Se verrà approvata, l’esecutivo andrà alle Camere per il voto di fiducia. In caso di voto positivo, il governo Cottarelli guiderà l’Italia verso le elezioni politiche di inizio 2019; in caso contrario, gli italiani saranno chiamati alle urne a fine estate. Dura l’opposizione del Carroccio e del Movimento, che accusano Mattarella di aver preso una decisione politica, seguendo i dettami del mercato e dei Paesi esteri e ignorando la volontà espressa dagli italiani alle elezioni di marzo.