La guerra in Ucraina continua a influenzare profondamente il dibattito politico italiano, generando fratture anche all’interno della maggioranza di governo. Le posizioni divergenti tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e il vicepremier Matteo Salvini sono diventate emblematiche di una discussione sempre più accesa sul ruolo che l’Italia dovrebbe assumere nel sostegno a Kiev.
Tra timori legati alla corruzione, richiami alla diplomazia e la necessità di mantenere gli impegni internazionali, il confronto tra i ministri riflette un conflitto politico che rispecchia, a sua volta, la complessità della crisi ucraina.
Guerra, armi all’Ucraina: scontro nel Governo Meloni tra Crosetto e Salvini
Il confronto interno alla maggioranza sul sostegno all’Ucraina ha riacceso tensioni latenti, con Matteo Salvini in prima linea nel mettere in dubbio l’opportunità di continuare a inviare armamenti a Kiev. Le recenti vicende giudiziarie che hanno travolto membri di spicco dell’esecutivo ucraino hanno alimentato le sue perplessità sul rischio che fondi e materiali forniti dall’Italia possano essere intercettati da reti corruttive.
Salvini sostiene che l’unica via realmente praticabile sia un negoziato diretto tra le parti, evocando tanto le posizioni del Vaticano quanto quelle di Donald Trump, e definendo illusoria l’idea che il solo invio di armi possa ribaltare le sorti del conflitto. A questa impostazione si contrappongono con decisione Guido Crosetto e Antonio Tajani, che ribadiscono la necessità di garantire continuità all’assistenza militare e umanitaria, ricordando come la Russia colpisca per lo più civili e come l’Europa abbia scelto, fin dall’inizio, di sostenere una nazione aggredita.
Per Crosetto, giudicare l’intero Paese sulla base di poche figure corrotte sarebbe un grave errore, mentre Tajani conferma che il nuovo pacchetto di aiuti è pronto, nonostante le divergenze interne e le mancate comunicazioni al Copasir.
Guerra, scontro nel Governo Meloni: ripercussioni politiche e prospettive future
Lo scontro fra le diverse anime della maggioranza non è un semplice incidente di percorso, ma il riflesso di orientamenti profondamente divergenti in materia di politica estera e sicurezza. La posizione di Salvini, che rivendica maggiore cautela e invoca trasparenza sull’utilizzo dei fondi, si scontra con l’approccio filo-atlantico promosso da Crosetto e Tajani, determinati a preservare la credibilità dell’Italia e dell’UE nel fronte comune di sostegno all’Ucraina.
Le tensioni potrebbero riaffiorare con forza all’inizio del 2026, quando il Parlamento sarà chiamato a rinnovare l’autorizzazione per l’invio di aiuti militari: un passaggio che, secondo alcuni osservatori, potrebbe vedere la Lega schierarsi in modo critico.
Nel frattempo, il dibattito investe tanto il centrodestra quanto l’opposizione, con il Partito Democratico compatto nel ribadire la solidarietà a Kiev e il Movimento 5 Stelle che denuncia l’inefficacia delle strategie europee.
All’interno della coalizione di governo, invece, la frattura tra chi teme un coinvolgimento finanziariamente rischioso e chi invoca fermezza contro l’espansionismo russo continua a condizionare le scelte sulla politica estera italiana.