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Ilaria Salis, il Parlamento Europeo respinge la revoca dell'immunità

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Il Parlamento Europeo respinge, di un solo voto, la revoca dell’immunità per Ilaria Salis.

In un voto a scrutinio segreto, il Parlamento Europeo ha respinto — con un solo voto di scarto — la richiesta del governo ungherese di revocare l’immunità parlamentare all’eurodeputata italiana Ilaria Salis.

L’esito era tutt’altro che scontato: la scorsa settimana la Commissione Affari giuridici aveva raccomandato di mantenere l’immunità, ma la decisione finale spettava all’aula.

Stando alle posizioni ufficiali espresse dai gruppi politici, la revoca sarebbe dovuta passare; il risultato inatteso lascia invece ipotizzare che a fare la differenza siano stati i voti di alcuni eurodeputati indipendenti o del Partito Popolare Europeo (PPE), il gruppo di centrodestra più numeroso dell’emiciclo.

Salis, eletta con Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), è accusata in Ungheria di aver aggredito alcuni militanti neonazisti durante una manifestazione di estrema destra a Budapest nel 2023 — accuse che ha sempre respinto. Dopo 15 mesi di custodia cautelare in un carcere ungherese, è stata posta agli arresti domiciliari e poi liberata a seguito della sua elezione al Parlamento Europeo nel giugno 2024. In una recente intervista al Corriere della Sera, ha dichiarato di voler affrontare il processo in Italia, dove ritiene di poter contare su un giudizio equo, affermando che in Ungheria «la sentenza è già scritta».

I gruppi progressisti e di sinistra — La Sinistra, Socialisti e Democratici, Verdi e Renew Europe — avevano annunciato voto contrario alla revoca dell’immunità, totalizzando insieme 310 voti, 41 in meno della maggioranza assoluta se tutti gli eurodeputati avessero partecipato. Favorevoli invece i partiti di destra ed estrema destraConservatori e Riformisti Europei, Patrioti per l’Europa ed Europa delle Nazioni Sovrane —, complessivamente 191 voti, compresi quelli della Lega e di Fratelli d’Italia.

L’ago della bilancia era dunque rappresentato dai 188 membri del PPE. Il presidente del gruppo, Manfred Weber, aveva invitato i suoi a votare per la revoca, sostenendo che i reati contestati a Salis risalivano a prima del suo mandato e quindi non potessero essere coperti dall’immunità. Weber aveva inoltre invitato a non «politicizzare la vicenda», nonostante il contesto autoritario in cui opera il governo di Viktor Orbán, che ha fortemente strumentalizzato il caso.

All’interno del PPE, però, convivono sensibilità differenti e non è escluso che diversi deputati abbiano scelto di discostarsi dalla linea del presidente. Un ulteriore elemento di contesto potrebbe aver pesato sul voto: nella stessa seduta, l’aula era chiamata a pronunciarsi su altre due richieste di revoca dell’immunità avanzate da Budapest contro due oppositori politici di Orbán — Péter Magyar, del partito Tisza, e Klára Dobrev, leader della Coalizione Democratica di centrosinistra. Entrambe le richieste erano destinate ad essere respinte, rafforzando la percezione di un uso politico della giustizia da parte del governo ungherese.