Il “Canto degli italiani” ovvero l’inno scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro d’ora in avanti non sarà cantato nel modo in cui lo abbiamo sempre fatto, si è infatti deciso di attuare una modifica in una parte del testo che seppur marginale è significativa per lo stile di canto dell’inno stesso.
Scopriamo quindi cosa non potremmo più cantare.
il “sì” della discordia
Il testo scritto da Goffredo Mameli nel 1847 è dal 2017 ufficialmente l’inno d’Italia anche se in realtà lo è stato, seppur in veste provvisoria già dal 1946 quando nacque la Repubblica.
L’inno così come lo si è cantato sino ad oggi alla fine ha la parola sì che viene cantata per rafforzare la parte precedente ovvero il “siam pronti alla morte l’Italia chiamò”.
Sul sì vi è un dibattito che da tempo interessa esperti di musica in quanto nel testo inviato da Mameli a Novaro il sì è assente, difatti, come scritto da Maurizio Benedetti nell’edizione critica del 2019 e riportato da Open.online sì è stato aggiunto successivamente da Novaro.
Il cambiamento dell’inno confermato da Mattarella
Sergio Mattarella, come riporta open.online ha deciso, su proposta della presidente Meloni, di attuare la modifica all’inno con un decreto del 14 marzo scorso e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio.
L’ordine di rimozione del “sì” portando l’inno alla versione originaria di Mameli è stato reso ufficiale nel “foglio” dello stato maggiore di difesa del 2 dicembre 2025 come riportato da Il Fatto Quotidiano.
“In occasione di eventi e cerimonie militari di rilevanza istituzionale, ogni qualvolta che venga eseguito il “Canto degli Italiani” in versione cantata non dovrà essere pronunciato il sì finale”.
La conferma è data anche dalla versione presente sul sito del Quirinale che è quella del 1971 cantata dal tenore Mario Del Monaco. In questo caso dopo il “siam pronti alla morte l’Italia chiamò” segue solo musica.