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Il decreto sicurezza e le sue ripercussioni
Questa mattina, una vasta mobilitazione ha avuto luogo a Roma, coinvolgendo le principali realtà del settore della canapa legale. L’obiettivo della manifestazione era chiaro: opporsi all’articolo 18 del decreto sicurezza, un provvedimento che potrebbe compromettere un’intera filiera economica, caratterizzata da innovazione e sostenibilità.
Le parole dei manifestanti risuonano forti e chiare: si tratta di una scelta miope, che non solo mette in ginocchio oltre 3.000 aziende, ma minaccia anche più di 30.000 posti di lavoro.
Un settore in crescita minacciato da scelte politiche
Il settore della canapa legale ha dimostrato di essere un comparto in forte espansione, con investimenti significativi in agricoltura, ricerca, bioedilizia, cosmetica e alimentare. Tuttavia, il decreto sicurezza rischia di bloccare questa crescita, negando l’evidenza normativa a livello europeo. A Roma, centinaia di attività sono a rischio chiusura, con imprenditori e lavoratori che hanno scommesso su un futuro migliore, spesso rinunciando a opportunità lavorative più stabili. La paura di perdere tutto è palpabile, e la mobilitazione di oggi è solo l’inizio di una battaglia che si preannuncia lunga e difficile.
Le voci della protesta
Tra i protagonisti della manifestazione, il consigliere regionale di Azione, Alessio D’Amato, ha sottolineato l’importanza di difendere un settore che non ha bisogno di repressione, ma di regole chiare e certezze giuridiche. Anche il segretario di Azione, Carlo Calenda, ha espresso la sua preoccupazione, affermando che la coltivazione della canapa dà lavoro a 33.000 persone. Secondo Calenda, la decisione di chiudere il settore dall’oggi al domani è paragonabile alla chiusura di una fabbrica delle dimensioni della Fiat, con conseguenze devastanti per l’economia e per le famiglie coinvolte.
La protesta di oggi rappresenta un grido d’allerta per il futuro della canapa legale in Italia. Le istituzioni sono chiamate a riflettere su un provvedimento che potrebbe avere ripercussioni drammatiche su un settore che, al contrario, meriterebbe di essere sostenuto e valorizzato.