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La moglie di Netanyahu smentisce il premier: "Gli ostaggi vivi sono meno"

moglie Netanyahu

Un video ufficiale mostra la moglie Netanyahu sussurrare un’informazione sensibile sugli ostaggi a Gaza. Un dettaglio sfuggito che solleva interrogativi sulla trasparenza del governo israeliano.

Un video trapelato ha acceso nuove tensioni intorno alla gestione della crisi ostaggi da parte del governo israeliano. E stavolta, la voce che si sente in sottofondo non è quella del premier.

La moglie di Netanyahu: un dettaglio sfuggito nel cuore della cerimonia

Era lunedì, giornata simbolica: il 77° anniversario dell’indipendenza di Israele.

Un incontro istituzionale, pubblico, solenne. Benjamin Netanyahu era lì, nel pieno del suo ruolo, circondato da sostenitori e camere accese. Mentre parlava degli sforzi per riportare a casa i 59 ostaggi rimasti a Gaza, il premier ha pronunciato una frase chiave: “Ci sono fino a 24 vivi, fino a 24 vivi”.

Poi, il silenzio. O meglio, un sussurro. Quasi impercettibile, ma ripreso chiaramente dal microfono. “Meno”, ha detto qualcuno. Non un ministro, non un analista. La voce era quella di Sara Netanyahu, la moglie del primo ministro Netanyahu, seduta al suo fianco.

Una correzione. Brusca. Non prevista. Che mette in discussione – anche solo per un attimo – la narrazione ufficiale.

La moglie di Netanyahu e quel sussurro che fa rumore

Il video è stato diffuso direttamente dall’ufficio del primo ministro. Nessuna censura. Nessun taglio. E proprio per questo, quel momento ha fatto il giro delle redazioni. A riportarlo, tra i primi, è stato il Times of Israel.

Cosa significa quel “meno”? È una conferma? Una confidenza privata detta ad alta voce? Oppure un errore? Non è chiaro. Ma il fatto che venga dalla moglie di Netanyahu, presente in un contesto ufficiale, ha sollevato più di qualche dubbio sulla gestione delle informazioni legate agli ostaggi.

Il governo, finora, ha mantenuto una linea dura, stringata. Poche cifre, pochi dettagli. Ma se la moglie del premier ha accesso a dati sensibili – e li condivide anche involontariamente – la questione si sposta. Diventa politica, certo. Ma anche umana.

E intanto, in assenza di smentite ufficiali, quel sussurro resta lì. A galleggiare tra le parole, tra la retorica. Tra i numeri.