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L'UE valuta sanzioni contro Israele per le questioni umanitarie in Palestina

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Con il deterioramento della situazione umanitaria in Palestina, le sanzioni proposte dall'UE contro Israele sollevano interrogativi sulla loro efficacia.

Negli ultimi due anni, la crisi umanitaria in Palestina ha raggiunto proporzioni allarmanti, con oltre 65.000 morti confermati e milioni di sfollati. In questo contesto drammatico, la Commissione Europea ha finalmente preso in considerazione l’implementazione di un pacchetto di sanzioni contro lo Stato di Israele, un passo che sembra più una risposta alla pressione dell’opinione pubblica che una reale misura punitiva.

Le sanzioni proposte non sembrano sufficienti per affrontare la gravità della situazione. Infatti, non includono misure significative contro il commercio di armi o la collaborazione tra aziende europee e Israele in progetti che possono avere implicazioni militari. Tuttavia, il pacchetto prevede la sospensione delle agevolazioni commerciali già esistenti nel quadro dell’Accordo di Associazione tra l’UE e Israele.

Dettagli sulle sanzioni proposte

Tra le misure che la Commissione ha messo sul tavolo, la sospensione del trattamento di favore per Israele rappresenta un punto centrale. Se approvata, questa misura comporterebbe l’applicazione di dazi doganali simili a quelli imposti a qualsiasi altro stato al di fuori degli accordi di libero scambio con l’UE. Ciò influenzerebbe le importazioni da Israele, che nel 2024 hanno raggiunto un valore di 15,9 miliardi di euro, con esportazioni verso Israele che ammontano a 26,7 miliardi.

Impatto economico e politico

Secondo le stime, le nuove tasse potrebbero colpire beni per un valore di circa 5,8 miliardi di euro, ma si tratta di un importo relativamente modesto, pari a circa 227 milioni di euro all’anno. La Commissione ha giustificato queste sanzioni con riferimento alle violazioni dei diritti umani da parte di Israele, in particolare con il deterioramento della situazione a Gaza e la continua espansione degli insediamenti in Cisgiordania, che ostacolano la possibilità di una soluzione a due stati.

Riflessioni sulla fattibilità delle sanzioni

Per essere attuate, le proposte di sanzioni dovranno superare il vaglio degli Stati membri, richiedendo una maggioranza qualificata. Tuttavia, ci sono dubbi sulla possibilità di raggiungere questo obiettivo, considerando che alcuni paesi come Italia, Germania e Ungheria potrebbero opporsi. Queste sanzioni, quindi, potrebbero risultare più simboliche che effettive, non offrendo un reale ostacolo alle pratiche di occupazione e violazione dei diritti umani da parte di Israele.

Le sanzioni a Hamas e ai funzionari israeliani

La Commissione ha anche suggerito sanzioni contro Hamas e alcuni membri del governo israeliano, come i ministri di estrema destra Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich. Questa decisione arriva in risposta alle azioni di Israele, che ha bloccato gli aiuti umanitari e ha intensificato le operazioni militari a Gaza. L’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE ha dichiarato che queste azioni rappresentano una violazione dei diritti umani e dei principi democratici.

Conclusione e prospettive future

In sintesi, mentre le proposte di sanzioni della Commissione Europea rappresentano un passo verso una risposta alla crisi in Palestina, è fondamentale riconoscere che senza misure concrete e più incisive, queste azioni rimarranno essenzialmente simboliche. La comunità internazionale deve affrontare la questione con serietà, considerando che la situazione umanitaria continua a deteriorarsi in un contesto di crescente violenza e sfollamenti.