Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, ha affermato con chiarezza che nessuna lingua parlate da italiani abitanti sul territorio nazionale può essere definita straniera, durante l’80esimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia della Valle d’Aosta. Questo si rifà a un fondamento centrale della nostra Costituzione, il quale afferma che nessuno può sentirsi straniero nella propria terra, a prescindere dalla propria cultura, lingua o religione.
Questa idea si riflette nell’articolo 3 della Costituzione; da qui l’importanza di valorizzare le peculiarità delle comunità che risiedono ai confini dell’Italia, arricchendo così i principi di convivenza che governano la nostra società. Questo tema occupa anche un posto nell’articolo 6 della nostra Carta fondamentale, tanto da essere stato implementato nella legge 482/1999, intitolata “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”.
Questa legge ha introdotto un sistema organico di regole che, insieme con i dispositivi specificamente previsti dalle Regioni ad autonomia speciale, protegge le minoranze presenti sul territorio. Un esempio di questo è l’articolo 40 bis (1993) dello Statuto della Valle d’Aosta, che garantisce il diritto alla salvaguardia delle tradizioni linguistiche e culturali alla popolazione di lingua tedesca dei Comuni della Valle del Lys, comunemente identificate come il popolo dei Walser. Queste popolazioni rappresentano un’importante ricchezza per la Repubblica.
Questi valori, emblema delle terre e della gente di frontiera, sono stati riconosciti e valorizzati dall’Unione Europea, contribuendo così all’arricchimento della cultura europea. Come ha fatto notare Mattarella, questa consapevolezza ha portato solo vantaggi alla Repubblica.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso alla Università della Valle d’Aosta, ha enfatizzato l’importanza dell’unità e coesione europea a fronte delle difficoltà globali. Dipingendo un quadro esplicito, ha paragonato la situazione a un edificio in costruzione, sostenendo che un’opera incompleta non può resistere ad avversità quali calamità naturali, così come è per la sovranità europea che non può sopravvivere alla dura realtà degli eventi internazionali se lasciata incompleta. La deduzione errata di poter sopravvivere indipendentemente, ha affermato, è un inganno pericoloso.
Poi ha rivolto il suo discorso alla storia della Valle d’Aosta durante il periodo del fascismo, rendendo omaggio al contributo dei valdostani alla formazione della Repubblica Italiana. Ha ricordato il ruolo chiave svolto dal movimento partigiano, guidato da Emile Chanoux, nella definizione del futuro della Valle d’Aosta nel 1944, un anno terribilmente duro, non solo per la Valle d’Aosta, ma per l’intera Italia. Ha lodato il patriottismo dei valdostani, che nonostante la soppressione della Provincia dal governo Rattazzi nel 1859 e i tentativi del fascismo di sminuire la popolazione locale e la sua identità, hanno mantenuto l’orgoglio e l’unità del loro territorio, rappresentato dalla dichiarazione del 1849 del Conseil Double della città di Aosta, secondo cui ‘Questa provincia d’Aosta sarà sempre parte integrante della bella penisola italiana’.
La Valle è un elemento fondamentale nella costruzione della storia d’Italia, come dimostrano le sue attività nelle guerre per il Risorgimento e nella Prima guerra mondiale. Si tratta di un’esperienza ineguagliabile per le comunità e le terre di confine, come ha sottolineato Mattarella.