Le corse clandestine tra giovani automobilisti trasformano strade comuni in piste pericolose, dove l’adrenalina e l’incoscienza possono avere conseguenze fatali. La morte di Beatrice Bellucci, 20 anni, travolta mentre viaggiava su una Mini Cooper, mostra quanto queste sfide improvvisate possano colpire vittime innocenti e distruggere famiglie e comunità.
Morte di Beatrice Bellucci: lo strazio del papà
Venerdì sera, poco dopo le 22, Beatrice Bellucci, 20 anni, ha perso la vita in un tragico incidente stradale su via Cristoforo Colombo a Roma. La giovane viaggiava insieme a un’amica su una Mini Cooper quando una Bmw Serie 1, secondo le prime ipotesi degli investigatori, stava partecipando a una corsa clandestina ad alta velocità.
Andrea Bellucci affronta un dolore inconsolabile, ricordando Beatrice come “una ragazza splendida, sana. Non beveva, non fumava, amava divertirsi, ma sempre con la testa sulle spalle“. La perdita della figlia ha scosso non solo la famiglia, ma anche la comunità che la conosceva.
“Quei ragazzi hanno distrutto non una famiglia, ma un’intera comunità“, ha dichiarato a Repubblica, chiedendo giustizia per la giovane: “Adesso i responsabili devono pagare. Ma per come vanno le cose in Italia, temo che anche se li prendono, tra 10 anni saranno fuori“.
Il padre della giovane racconta anche il drammatico momento in cui, dopo aver scritto a Beatrice senza ricevere risposta, ha scoperto tramite il cellulare sincronizzato della figlia dell’amica che la ragazza era rimasta ferma in piazza dei Navigatori, e spiega che i ragazzi sono corsi lì mentre loro sono andati in ospedale, ma non c’era più nulla da fare.
Morte di Beatrice Bellucci: le ipotesi e la caccia alle auto in fuga
Nonostante la dinamica resti al vaglio delle autorità, Andrea Bellucci tiene a precisare:
“Le ragazze non stavano facendo nessuna corsa, mia figlia era attenta, non beveva mai se doveva guidare”.
Diverse testimonianze concordano nel descrivere la scena con precisione. Un giovane motociclista, citato da Repubblica, ha raccontato:
“Io c’ero e se non mi fossi fermato al semaforo forse sarei rimasto coinvolto pure io. Due macchine, quella che poi ha cappottato sullo spartitraffico e un’altra, mi sembrava fosse una Bmw grigio scura o nera, mi sono sfrecciate accanto come fulmini. Andavano almeno a 150 all’ora. La Mini Cooper si è ritrovata in mezzo“.
Le indagini, che comprendono l’acquisizione delle immagini delle telecamere della zona e l’analisi dei telefoni cellulari, puntano a ricostruire con precisione la dinamica, mentre gli esperti considerano anche eventuali tracce dai social network, spesso utilizzati per documentare queste corse clandestine.