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Nuove rivelazioni sull'autopsia di Liliana Resinovich: frattura vertebrale controversa

Immagine dell'autopsia di Liliana Resinovich con frattura vertebrale

Il tecnico anatomico coinvolto nell'autopsia di Liliana Resinovich fornisce nuove informazioni.

Il mistero della frattura vertebrale

La morte di Liliana Resinovich continua a sollevare interrogativi e a far emergere nuove rivelazioni. Durante la prima autopsia, un tecnico anatomico ha affermato di poter aver causato accidentalmente la frattura alla vertebra, emersa solo in un secondo esame autoptico. Questa affermazione, riportata dal quotidiano “Il Piccolo”, ha riacceso il dibattito sulle circostanze della morte della 63enne triestina, trovata senza vita in un bosco.

Il ruolo del tecnico anatomico

Il preparatore anatomico, che ha partecipato all’autopsia, si è presentato spontaneamente agli inquirenti per chiarire la sua posizione. Secondo quanto dichiarato, alcune manovre eseguite sul corpo di Liliana potrebbero aver provocato la lesione alla faccetta superiore sinistra della vertebra toracica T2, riscontrata nell’autopsia successiva condotta dall’antropologa forense Cristina Cattaneo. Questo nuovo elemento potrebbe complicare ulteriormente le indagini, già caratterizzate da una serie di colpi di scena.

Le implicazioni legali

La frattura vertebrale è diventata un punto cruciale nel processo legale che coinvolge Sebastiano Visintin, marito di Liliana, attualmente indagato per omicidio. La difesa sostiene che la frattura potrebbe essere stata causata durante il ritrovamento del cadavere, mentre i consulenti dei familiari di Liliana contestano questa teoria. Le dichiarazioni del tecnico anatomico alimentano i dubbi sulle origini della lesione, ma non forniscono elementi decisivi per confermare o confutare la dinamica dell’omicidio, che si ipotizza sia avvenuto tramite soffocamento.

Un caso che continua a far discutere

Il caso di Liliana Resinovich ha attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, non solo per la tragicità della vicenda, ma anche per le numerose incongruenze emerse durante le indagini. La frattura vertebrale, non rilevata dalla TAC eseguita due giorni prima dell’autopsia, rappresenta un ulteriore elemento di mistero. Le autorità continuano a indagare, mentre la comunità attende risposte definitive su una morte che ha scosso Trieste e oltre.