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Omicidio di Alessandro Venier a Gemona: tentava di rifugiarsi in Colombia per sfuggire alla giustizia

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Alessandro Venier ucciso a Gemona: il progetto di fuga in Colombia per sfuggire alla giustizia è stato bloccato dall’omicidio.

A Gemona, la tragica vicenda di Alessandro Venier ha scosso l’intera comunità. L’uomo, coinvolto in una condanna, stava pianificando di fuggire in Colombia per sottrarsi alla giustizia. Tuttavia, il suo tentativo di fuga è stato bruscamente interrotto da un omicidio che ha aperto nuove indagini e portato alla luce dettagli inquietanti. Le autorità stanno ora ricostruendo gli ultimi giorni di Venier, cercando di chiarire le dinamiche dietro questa drammatica escalation.

La morte di Alessandro Venier a Gemona: il delitto e le responsabilità delle due donne

Venier è stato assassinato e smembrato il 25 luglio, poco prima della prevista partenza per la Colombia. Le indagini della Procura di Udine hanno portato all’arresto della madre di Venier, Lorena Venier, 61 anni, e della compagna, Mailyn Castro Monsalvo, 30 anni, entrambe coinvolte attivamente nell’omicidio.

Secondo le confessioni delle due donne e le ricostruzioni degli inquirenti, la madre avrebbe svolto un ruolo di organizzatrice e co-esecutrice, mentre la compagna è stata identificata come istigatrice e autrice materiale del delitto. Il movente è stato ricondotto a un presunto rischio per l’incolumità della compagna e della bambina, con una dinamica familiare caratterizzata da tensioni e presunti maltrattamenti.

Al momento, mentre la madre resta in carcere a Trieste, la compagna è stata trasferita in una struttura protetta per madri detenute. La piccola di sei mesi non è stata coinvolta nelle violenze e potrebbe essere affidata ai parenti colombiani, con i quali sono in corso le procedure necessarie.

Omicidio di Alessandro Venier a Gemona: cercava rifugio in Colombia per sfuggire alla giustizia

Alessandro Venier, 35enne di Gemona del Friuli, era gravato da una condanna per lesioni personali gravi, reato per il quale stava per subire l’esecuzione della pena, impedendogli così di lasciare il Paese. Fonti investigative riportano che, in considerazione di questa situazione, Venier aveva accelerato i preparativi per un trasferimento definitivo in Colombia insieme alla compagna, Mailyn Castro Monsalvo, e alla loro bambina di sei mesi.

La condanna era solo una parte di un passato segnato da diverse denunce, tra cui coltivazione di sostanze illecite, attività non autorizzata di recupero di residuati bellici e altri episodi di natura violenta, oltre a comportamenti controversi come maltrattamenti di animali e atti di esibizionismo. Il tentativo di Venier di sfuggire alla giustizia, quindi, si inseriva in un quadro complesso di conflitti e denunce accumulate nel tempo.