Cambia tutto, ma lentamente. La pensione Inps del futuro sarà un traguardo sempre più lontano, quasi simbolico? Il timore c’è perchè le proiezioni dipanano ogni dubbio: entro il 2050 serviranno 69 anni per la vecchiaia, e nel 2067 si arriverà a 70. Lo dicono i numeri dell’Inps e della Ragioneria generale dello Stato, citati nelle relazioni tecniche e nelle analisi che accompagnano la legge di Bilancio.
Un cammino graduale, certo, ma sembrerebbe purtroppo quasi inevitabile. E che comincerà presto, dal 2027.
Pensione Inps e aspettativa di vita: la questione cruciale
Tutto ruota attorno a un concetto tanto semplice quanto spietato: l’aspettativa di vita. Più si vive, più tardi si va in pensione? Lo prevede il meccanismo di adeguamento automatico, introdotto anni fa e per il momento non ancora messo in discussione. Il nodo, spiegano dall’Istat, riguarda direttamente la pensione Inps: nel 2050 gli uomini vivranno in media 84,3 anni, le donne 87,8, e gli over 65 saranno oltre un terzo della popolazione, rendendo il sistema previdenziale sempre più difficile da sostenere. Passi piccoli, ma continui. Fino ad arrivare a 67 anni e 5 mesi per la vecchiaia e oltre 43 anni di contributi per l’anticipo.
Le eccezioni? Poche. I lavori usuranti, gravosi, come si dice nei testi ufficiali. Tutti gli altri dovranno restare al lavoro più a lungo, magari con assegni più leggeri. «Il governo ha cancellato ogni flessibilità in uscita», ha detto Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Cgil nazionale, intervistato da Repubblica. E ha aggiunto: «Con la fine di Quota 103 e di Opzione Donna si chiude la porta a chi sperava di uscire prima».
Le stime dell’Istat, citate nella relazione congiunta con la Ragioneria, confermano il trend: nel 2050 serviranno 68 anni e 11 mesi, nel 2067 la soglia toccherà i 70. Numeri che fotografano un’Italia sempre più anziana.
Pensione Inps e invecchiamento della popolazione: un equilibrio sempre più fragile
Il nodo, dicono all’Istat, è tutto demografico. Nel 2050 gli uomini vivranno in media 84,3 anni, le donne 87,8. E gli over 65 saranno più di un terzo della popolazione. «Un equilibrio difficile da sostenere», si legge nei documenti della Ragioneria generale dello Stato.
Tradotto: più pensionati, meno lavoratori attivi, più peso sul sistema pubblico. E allora si allunga la carriera, si sposta in avanti la soglia, si cerca di tenere in piedi un modello che vacilla. Chi oggi ha 40 o 50 anni dovrà aspettare di più, molto di più.
Le scelte del governo, spiegano ancora fonti del Ministero del Lavoro riportate da Il Sole 24 Ore, confermano la linea della prudenza: nessun ritorno a misure flessibili, nessuna scorciatoia. Solo l’adeguamento automatico e qualche deroga per chi fa mestieri pesanti. Tutto il resto è rinviato a un futuro che, paradossalmente, sarà sempre più lungo.