Dov'era il Senatore Ciampolillo mentre si decidevano le sorti del Governo e del Paese: tutti i posti, possibili e impossibili

Siamo tutti sicuri che il senatore era affaccendato con incombenze gagliarde, roba alta che noi comuni mortali preoccupati solo di far quadrare una nazione non capiremo mai.

Alzi la mano chi anche solo per un attimo in queste ore non se la stia facendo, la domanda delle cento pistole: dove cacchio era il senatore Lello Ciampolillo mentre nell’aula di Palazzo Madama si decidevano le sorti del suo Paese?

Come in tutte le umane faccende c’è un ventaglio di ipotesi da vagliare, ci sono luoghi e circostanze da mettere a fuoco nella broda nebbiosa del possibile.

E c’è una linea guida, un assioma basico cioè, con il quale siamo tutti sicuri che l’ex parlamentare pentastellato fosse affaccendato con incombenze gagliarde. Tali da resettare il concetto di diserzione istituzionale e strusciarsi a quello di afflato inderogabile. È roba alta che noi comuni mortali affaccendati solo a far quadrare una Nazione non capiremo mai. Situazioni quindi meritevoli di sbattere in angolo il momento politicamente più nevrile dell’ultimo decennio.

Dato che astronauti, uomini sposati con suocera al seguito e giornalisti sono categorie coraggiose, armiamoci di piglio investigativo e sessappiglio di fantasia e proviamo a capire dove potesse essere Ciampolillo nelle more di quest’orgasmo ansiogeno istituzionale.

  • Ipotesi uno: era al cesso. Semplicemente e senza francesismi il nostro era accovacciato nel più iconico dei pensatoi, costrettovi magari da una spanciata di torrone di Benevento (lì ne fanno di mondiali).
  • Ipotesi due: era in videoconferenza con il regista de La Regina degli Scacchi, per impratichirsi con mosse strategiche fulminanti di cui servirsi alla bocciofila del dopolavoro ferroviario a Termini.

  • Ipotesi tre: non ce lo ha mai detto, ma il vero Mentore di Elon Musk è lui e bisognava pianificare un volo per Marte, per sostituire il rover Curiosity con un mezzo più adatto: Opportunity. Grossa Opportunity e mica cotica.
  • Ipotesi quattro: Antonino Cannavacciuolo lo ha chiamato d’urgenza a Bacoli. Motivo? C’era da approntare una padellata di spaghetti alla puttanesca e i capperi li portava lui.
  • Ipotesi numero cinque, e qui dobbiamo propendere come i bimbi golosi davanti ai trionfi zuccherosi di certe vetrine: Ciampolillo era ad un simposio organizzato da Eleonora Brigliadori nell’iperuranio zen della quarta parallasse mistica a destra.

    Suo il mandato sacerdotale di evocare con rami di mirto e crusca argolide gli spiriti del 5g. Per estirparli via dall’animo dell’homo novus, ovvio.

  • Ipotesi sei: Ciampolillo non è Ciampolillo, ma la reincarnazione di Rin Tin Tin e come ogni bravo cane gli serviva un’oretta di addestramento.
  • Ipotesi numero sette: il bigliettino che gli diceva di sperdersi per corridoi in attesa di mazzi di carote è arrivato per sbaglio a Nencini.

    Lui ha preso d’aceto e ha tenuto il broncio a braccia conserte e labbro pendulo per 49 minuti netti. Lo ha svegliato un commesso poi picchiato mentre tornava a casa sua alla Rustica.

  • Ipotesi numero otto: non si è mai allontanato ma è caduto in un buco spazio temporale finendo in un universo parallelo dove ogni chiama parlamentare dura sette anni.
  • Ipotesi numero nove: era dal dentista a farsi turare una carie provocata dal sunnominato torrone di Benevento.

  • Ipotesi numero dieci: chi scrive avrà pure saccheggiato la barrique dello zio ricco, ma chi dello scritto è oggetto è stato lucido come una fonte alpestre. Lucido come solo chi mette il cappello di carta dei costruttori a cottimo sa essere. Quel cappello e altri cento, uno per ogni bisogna. Uno per ogni rantolo di stomaco.