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Private Capital, il driver strategico per l’economia reale. L’analisi di Oliverio&Partners

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In un’economia globale sempre più esigente in termini di rapidità decisionale, compliance normativa e adattabilità finanziaria, il private capital si afferma come motore di crescita sistemica e strumento chiave di finanziamento alternativo.

Non più semplice risorsa “parallela” al credito bancario, ma componente strutturale del sistema economico europeo. 

A delineare i nuovi scenari è l’Avv. Vincenzo Oliverio, Global Head of M&A e Capital Markets di Oliverio&Partners, boutique legale indipendente tra le più attive in Europa nelle operazioni complesse di corporate finance, M&A cross-border e capital markets.

 

Le tre direttrici della nuova finanza privata

“Il private capital è ormai un pilastro strutturale dell’economia reale. La sua rilevanza non è più limitata a operazioni spot su mid e large cap, ma si è estesa a un numero crescente di asset class, contribuendo a colmare il funding gap lasciato dalle banche tradizionali –  spiega Oliverio – In contesti caratterizzati da crescente volatilità macroeconomica e da tassi d’interesse ancora elevati, la capacità del private capital di strutturare soluzioni flessibili e tailor-made rappresenta un vantaggio competitivo per le imprese. Il nostro Studio assiste regolarmente fondi e investitori istituzionali nelle fasi più critiche del deal cycle, dalla term sheet negotiation fino al closing”. Una dinamica che richiede competenze legali avanzate, capacità di risk assessment multilivello e strutturazione efficiente delle operazioni, sia sul piano giuridico sia fiscale.

Secondo l’Avv. Oliverio, le principali direttrici di investimento si articolano oggi su tre fronti. Il private equity tradizionale, che continua a concentrare il maggior flusso di capitali, con particolare attenzione ai settori B2B con strong cash generation e recurring revenues.

Il venture capital, che pur registrando un ridimensionamento delle dimensioni medie delle operazioni (deal size), mantiene forte appeal su settori ad alta innovazione tecnologica, in particolare intelligenza artificiale, medtech e cybersecurity.

Infine, gli investimenti nelle infrastrutture energetiche, definite come la “next frontier” del private capital. “Transizione energetica, grid modernization e progetti greenfield a livello europeo stanno attirando masse significative di capitali patient e ESG-compliant”, afferma Oliverio. 

 

Gli strumenti giuridici e finanziari più evoluti

La sofisticazione delle strutture contrattuali e finanziarie utilizzate nelle operazioni di private capital è oggi un fattore distintivo. Oliverio individua sei direttrici strategiche che stanno modellando il mercato e ridefinendo l’approccio degli operatori.

“Le prime sono le Structured Equity Instruments. Oggi cresce l’adozione di strumenti ibridi come preferred equity e convertible notes, in grado di bilanciare il rischio e il ritorno, soprattutto nei growth deals – afferma l’avvocato – Un’altra tendenza significativa è rappresentata dalle NAV-based Financing. Soprattutto nei fund-level deals, i GP stanno ricorrendo a soluzioni collateralizzate su Net Asset Value per aumentare la leva in portafoglio”. 

“Stiamo poi assistendo a un’espansione delle Co-investment Strategies. Attualmente, infatti, crescono le operazioni club deal e co-investment con LP istituzionali, che permettono maggiore granularità e governance condivisa – prosegue Oliverio –  Anche gli ESG-linked Covenants stanno acquisendo un ruolo centrale. Nelle transazioni infrastructure e energy, i KPIs ESG sono ormai parte integrante della due diligence legale e dei contratti di finanziamento.

“Sul fronte delle strategie di uscita – aggiunge Oliverio – è sempre più diffusa l’adozione dei Dual Track Exit Processes. In particolare nel PE, si adottano sempre più spesso strategie dual track per massimizzare l’IRR e ridurre execution risk. Infine, l’ultima direttrice è rappresentata dal Cross-border SPV Structuring. In uno scenario dove la fiscalità e la rimpatriazione dei capitali restano fattori chiave, la creazione di SPV in giurisdizioni efficienti è cruciale per ottimizzare la return profile e il repatriation of funds”, conclude.

 

Una piattaforma legale integrata tra Milano, Londra e New York

La Boutique Oliverio&Partners, tra i maggiori  player  europei per operazioni complesse in ambito M&A e capital markets con sedi operative e alleanze strategiche tra Milano, Londra e New York, ha costruito una piattaforma integrata in grado di guidare investitori e target companies lungo l’intero value chain. Nel farlo, ha costruito una practice multidisciplinare in grado di integrare aspetti regolamentari, tax e ESG. Un requisito ormai imprescindibile nei deal moderni.

Lo studio è oggi riconosciuto per la sua capacità di coniugare visione strategica e precisione esecutiva, agendo come advisor legale primario in operazioni cross-border che richiedono un coordinamento multilaterale tra normative, strutture fiscali e modelli di governance.

“In un contesto globale che richiede flessibilità, velocità d’esecuzione e capitali pazienti, il private capital è destinato a giocare un ruolo sempre più centrale. Non solo come fonte di funding, ma come acceleratore di trasformazione industriale. E noi siamo pronti ad accompagnare questa evoluzione”, conclude l’Avv. Oliverio.

 

Il ruolo del private capital nella nuova governance finanziaria

La crescente sofisticazione degli strumenti, la centralità degli aspetti ESG e la progressiva convergenza tra diritto, fiscalità e strategia d’impresa stanno trasformando il private capital in un asset essenziale per la governance finanziaria del futuro

In particolare, per le PMI in fase di espansione, per i fondi di investimento alla ricerca di rendimento stabile e per le imprese che puntano a operazioni di consolidamento o internazionalizzazione, il private capital rappresenta una risorsa cruciale, a patto che venga gestito da advisor con un forte presidio tecnico-normativo.