2 giugno, Festa della Repubblica. Ai Fori Imperiali, tra parate e divise in alta uniforme, Giorgia Meloni si ferma un attimo con i giornalisti. E risponde. Alla domanda su cosa farà l’8 e 9 giugno per il referendum, la Premier è chiara: “Vado a votare, non ritiro la scheda. È una delle opzioni.” Tutto qui.
Giorgia Meloni e il referendum: una scelta che riaccende il dibattito politico
Sei parole e mezza frase della premier Giorgia Meloni sul referendum, sono bastate a incendiare il dibattito. Il Partito Democratico non la prende bene. Dario Parrini attacca senza giri di parole: “Non deve prendere in giro gli italiani.” Per il senatore, andare al seggio senza ritirare la scheda è come restare a casa. Anzi, peggio: “È un sabotaggio mascherato.” E rincara: “Se lo fa un Presidente del Consiglio, è un inganno istituzionale.” Toni duri, quasi esasperati. Ma non è il solo.
Giorgia Meloni e il referendum, si apre la discussione: le parole dei leader
Angelo Bonelli (Avs) non ci gira attorno: “Ora la lista dei sabotatori è completa.” come riporta tgcom24, Prima La Russa, poi i ministri, ora Giorgia Meloni. Per lui la Premier si nasconde dietro l’astensionismo, quello stesso astensionismo che a parole dice di voler combattere. E l’accusa è pesante: “Hanno paura. Lo sanno che il quorum del referendum può essere raggiunto.”
Poi arriva Conte. L’affondo è personale. E arriva diretto sui social. “Non stupisce. Ma indigna.” Per il leader del M5S, è inaccettabile che proprio il 2 giugno, simbolo della democrazia e del voto esteso anche alle donne, il capo del governo scelga di lanciare un messaggio che suona come un invito a disertare le urne. “In trent’anni di politica, non ha mai fatto nulla per i lavoratori. Ora li abbandona anche qui.”
Il clima si fa teso. E manca ancora una settimana al voto. Da una parte c’è chi grida allo scandalo, dall’altra chi difende la libertà di scelta.