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Stagione di caccia di nuovo aperta: allarme LIPU per gli animali in pericolo

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Liberalizzazione totale della caccia in vista con il disegno di legge 1552: l’allerta LIPU sulle specie vulnerabili.

Con l’arrivo dell’autunno, riapre ufficialmente la stagione di caccia in molte regioni italiane. Una decisione che ogni anno riaccende il dibattito tra cacciatori, ambientalisti e cittadini. La LIPU, Lega Italiana Protezione Uccelli, lancia quest’anno un nuovo allarme: le specie più vulnerabili rischiano di subire gravi perdite, mettendo a repentaglio la biodiversità locale.

Domenica 21 settembre riapre la stagione di caccia

A partire da domenica 21 settembre, l’apertura della stagione di caccia interesserà tutte le regioni italiane, dando il via a numerose attività venatorie. Anche quest’anno molte regioni hanno autorizzato la caccia a turdidi, beccacce e uccelli acquatici fino alla fine di gennaio, periodo che coincide con la migrazione prenuziale, formalmente vietata dalla direttiva europea Uccelli.

Secondo la LIPU, questo comporta gravi rischi per 21 specie considerate in cattivo stato di conservazione, tra cui allodola, alzavola, beccaccino, codone, quaglia, tortora selvatica e tordo sassello. La Commissione europea, tramite la Procedura Pilot 2023/10542, aveva richiesto una moratoria totale per alcune di queste specie e la riduzione del prelievo del 50% per altre, ma le raccomandazioni non sono state recepite dalle autorità italiane.

Controversie legislative e allarme della LIPU

Il disegno di legge n. 1552, recentemente presentato al Senato con il sostegno del ministro dell’Agricoltura, prevede una significativa liberalizzazione della caccia, suscitando forti critiche da parte della LIPU. La proposta elimina i limiti tradizionali di chiusura della stagione venatoria, riattiva gli impianti per la cattura degli uccelli a fini di richiamo vivo, riduce le aree protette e amplia i territori in cui è consentito cacciare, conferendo inoltre maggiori poteri alle regioni.

Giovanni Albarella, responsabile Antibracconaggio e Attività venatoria della LIPU, ha definito la normativa “irresponsabile e incostituzionale”, sottolineando come riporti la gestione della caccia ai livelli degli anni Sessanta, con rischi concreti per specie già fragili e possibili contenziosi con l’Unione Europea.

“Siamo di fronte a una proposta irresponsabile e incostituzionale che riporta la lancetta della storia indietro di 60 anni a quando la stagione venatoria arrivava fino alla primavera, in piena migrazione degli uccelli, e le catture degli uccelli selvatici a fini di richiamo erano una prassi diffusa. Se aggiungiamo gli aspetti culturali presenti nella proposta di legge, tra cui la bizzarra idea del cacciatore custode della natura, ci facciamo un’idea del livello di questa iniziativa, che manderà al tappeto specie già oggi in condizioni di salute critiche e porterà a nuovi contenziosi comunitari. Faremo ogni cosa lecita per fermarlo“.

 

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