Napoli, 18 dic. (askanews) – “Ieri ero abbastanza teso, perché quando c’è di mezzo la tua libertà personale non è un discorso politico e dover spiegare a tua figlia e tuo figlio che il papà rischia di andare in galera perché sopra i 4 anni c’è la galera, non ci sono i lavori socialmente utili. Era qualcosa che non mi lasciava dormire tranquillo.
Stanotte ho dormito bene”.
Nel giorno dell’assoluzione definitiva per Matteo Salvini, che era accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio in relazione al caso Open Arms, continua l’opera delle Ong per salvare migranti dal mare. Mercoledì nel porto di Napoli è avvenuto lo sbarco delle 113 persone soccorse dalla Life Support, nave di ricerca e soccorso di Emergency, in due distinte operazioni nelle acque internazionali del Mediterraneo centrale.
Le 113 persone soccorse, tutti uomini di cui tre minori non accompagnati, erano partite dalle coste libiche e provengono da Bangladesh, Pakistan ed Egitto. Paesi devastati da conflitti, instabilità politica, povertà estrema e crisi climatica, che non sono e non dovrebbero essere considerati sicuri.
“Molti dei naufraghi hanno condiviso con noi le loro esperienze, soprattutto dei centri di detenzione libici, dove sono stati sottoposti a violenze di vario tipo – ha commentato in una nota Annachiara Burgio, mediatrice culturale a bordo della Life Support di Emergency -. Alcuni riportano sulla propria pelle i segni dei trattamenti inumani e delle torture subite, molti hanno raccontato delle condizioni pessime in cui erano costretti a vivere in questi centri, vessati con costanti minacce e violenze e in condizioni igienico sanitarie praticamente assenti”.