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Sindacati medici, 'stipendi sotto media Ocse, sì a tassa giochi online'

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Roma, 10 ott. (Adnkronos Salute) - Le retribuzioni dei medici Ssn "risultano, dai dati Gimbe, inferiori alla media Ocse: a parità di potere di acquisto, gli italiani guadagnano il 47% in meno rispetto ai colleghi inglesi, il 78% in meno rispetto ai tedeschi e l’81% in meno degli ol...

Roma, 10 ott. (Adnkronos Salute) – Le retribuzioni dei medici Ssn "risultano, dai dati Gimbe, inferiori alla media Ocse: a parità di potere di acquisto, gli italiani guadagnano il 47% in meno rispetto ai colleghi inglesi, il 78% in meno rispetto ai tedeschi e l’81% in meno degli olandesi. Divari eccessivi che è necessario colmare, per evitare che i medici, in particolare i più giovani, decidano di lasciare il Ssn". Lo denunciano Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, i principali sindacati dei medici dipendenti Ssn, chiedendo che "la prossima legge di Bilancio preveda la valorizzazione del lavoro svolto ogni giorno negli ospedali di tutta Italia. La defiscalizzazione al 15% dell’Irpef sull’indennità di specificità medica e veterinaria, percepita trasversalmente da tutta la categoria, sarebbe un segnale forte e concreto". Secondo Anaao e Cimo "le risorse potrebbero derivare anche dalla tassa di scopo proposta qualche settimana fa dal senatore Francesco Zaffini (Fdi), mediante un aumento della tassazione sui giochi online".

"Il 6° Rapporto sul Servizio sanitario nazionale della Fondazione Gimbe è l’ennesimo documento che illustra lo stato desolante in cui versa la sanità pubblica", commentano. "Fortemente definanziata dai Governi degli ultimi 15 anni di ogni colore politico, continua a offrire i servizi – seppur sempre più deficitari – solo grazie alla dedizione e allo spirito di sacrificio del personale sanitario".

"Se le risorse per la sanità non ci sono occorre trovarle – dichiarano Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed -. Un’alternativa non c’è, se non si intende costringere i cittadini a rinunciare alle cure o a pagare di tasca propria prestazioni che dovrebbero essere garantite dal Servizio sanitario nazionale", ammoniscono.