Serie A, chieste modifiche del protocollo per la ripartenza

Chieste dagli organi della Serie A modifiche al protocollo per la ripartenza, molto i dubbi sul ritorno in campo.

Si è tenuto l’atteso incontro tra Lega, Figc, il presidente della Fmsi Maurizio Casasco e il rappresentante dei medici della serie A, Gianni Nanni, per analizzare il protocollo previsto dal governo per la ripresa della Serie A dopo la necessaria interruzione per l’emergenza coronavirus.

Il ritorno agli allenamenti di gruppi dovrebbe scattare da lunedì 18 maggio, ma gli organi del calcio chiedono all’esecutivo e al loro referente, il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, di apportare delle modifiche alle norme per il ritorno in campo. Probabile dunque pensare che molti club continuino con gli allenamenti individuali anche lunedì 18 maggio in attesa di capire cosa succederà.

La Serie A chiede modifiche del protocollo per ripartire

Nello specifico, dalla nota diffusa dagli organi del calcio, si apprende che: “I nodi cruciali sono tre: quarantena a tutta la squadra in caso di accertamento di una positività, ritiro precampionato e responsabilità dei medici sociali. Sono stati analizzati i punti del protocollo difficilmente attuabili e sono state costruttivamente elaborate alcune integrazioni atte a risolvere problematiche oggettive.

Vi è stata una generale condivisione delle proposte finali, formulate per garantire una ripresa in piena sicurezza degli allenamenti di gruppo, che verranno tempestivamente sottoposte al Ministro per le politiche giovanili e lo Sport, al Ministro della Salute e al CTS”.

I dubbi sulla ripartenza del calcio sono dunque molti e non sembrano essere di facile risoluzione. C’è la primaria questione della responsabilità penale e civile dei medici, quella dei ritiri blindati con solo pochi club che hanno a disposizione 50 stanze singole, quella dei tamponi e gli esami sierologi con alcune società che farebbero molta difficoltà a reperirli e quella della quarantena di tutto il gruppo per due settimane se ci fosse un positivo al Covid-19.

A questo si aggiungono anche alcuni presidenti che non intendono riprendere il campionato. Tra questi il patron dell’Udinese, Pozzo, che ha inviato una lettera di quattro pagine pesantissime al ministro Spadafora e a tutti gli organi del calcio, dove dice di essere pronto ad autosospendere la squadra se il governo non assicurerà loro uno scudo penale.