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Stupro di Firenze: la verità del carabiniere più giovane

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Pietro Costa ha raccontato la propria versione in relazione allo stupro di Firenze nel quale è coinvolto insieme al capo pattuglia Marco Camuffo

Continua a restare in prima pagina la notizia relativa alla vicenda dei due carabinieri coinvolti nello stupro di Firenze. La violenza, come ormai tutti sanno, è avvenuta nei confronti di due studentesse americane, a quanto pare abbordate dai carabinieri dopo un loro intervento in una discoteca del posto.

Pietro Costa, di 32 anni, è il carabiniere più giovane tra i due. Interrogato dalla pm Ornella Galeotti, nei giorni scorsi ha tentato di scaricare la maggior parte della responsabilità sul capo pattuglia Marco Camuffo, di anni 50. Quest’ultimo milita nell’Arma da oltre 20 anni. “Era il mio capo, mi ha coinvolto lui. Come potevo dirgli di no?”. Questa sarebbe stata la giustificazione di Pietro Costa. Il quale ha sempre continuato a precisare che quella sera erano state proprio le due ragazze ad averli invitati a salire a casa loro.

Stupro di Firenze: Pietro Costa riversa la responsabilità su Marco Camuffo

Il carabiniere è quindi tornato a parlare riguardo a quanto accaduto durante una intervista al telegiornale di La7. Nel corso dell’intervista, Pietro Costa ha raccontato di aver conosciuto una delle due ragazze americane nel corso del primo sopralluogo effettuato fuori dalla discoteca “Flò”. Nel locale si erano infatti registrati alcuni disordini che avevano richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Il carabiniere ha raccontato di aver conosciuto lì le due giovani americane. Celeste e Tatiana sono i loro nomi, rispettivamente di 19 e 22 anni. “Celeste mi ha fatto uno squillo sul mio cellulare e mi ha detto: ‘Così domani mi chiami e ci vediamo’”. Così ha raccontato Costa. Appena scoppiato il caso a seguito della denuncia, Pietro Costa è stato trasferito in una caserma del pistoiese. L’uomo è stato poi del tutto sospeso dal servizio.

Quella sera, a quanto pare, Pietro Costa ha però nuovamente incontrato insieme a Marco Camuffo le due ragazze al di fuori del locale. Sarebbe poi stato proprio il capo pattuglia, così come tiene a precisare il carabiniere più giovane, a voler riaccompagnare le due giovani americane a casa. Arrivati sotto l’appartamento, Celeste avrebbe tirato Pietro per un braccio. Per poi intrattenere un “rapporto veloce e consensuale nell’androne, interrotto appena sono stato colto da lucidità improvvisa. Celeste era sobria e mi ha salutato”. Così ha terminato il suo racconto Pietro Costa. Ora resta alle autorità scoprire come sono andati realmente i fatti.

Nella vicenda è intervenuto anche il Comune di Firenze, il quale ha dichiarato di voler costituirsi parte civile in un eventuale procedimento. Per la ministra della difesa Roberta Pinotti, che ha condannato esplicitamente l’episodio, quello che è accaduto è di una gravità inaudita.