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Il corteo di protesta che ha attraversato Torino il 20 dicembre ha visto la partecipazione di circa cinquemila persone. I partecipanti si sono riuniti in un clima di resistenza dopo lo sgombero del centro sociale Askatasuna. La manifestazione, che ha avuto luogo davanti al Palazzo Nuovo, ha attirato famiglie, giovani e attivisti, i quali hanno sventolato striscioni con le scritte “Askatasuna vuol dire libertà” e “Guai a chi ci tocca”.
Il contesto dello sgombero
Lo sgombero di Askatasuna, avvenuto all’alba di giovedì, ha innescato una reazione immediata da parte della comunità. Questo centro sociale, occupato dal 1996, ha rappresentato un punto di riferimento per molti giovani e famiglie della zona. I manifestanti si sono radunati non solo per esprimere il loro dissenso, ma anche per difendere un simbolo di libertà e aggregazione sociale.
La risposta delle autorità
Le forze dell’ordine, schierate in gran numero, hanno cercato di mantenere l’ordine durante la manifestazione. Tuttavia, la tensione è aumentata quando un gruppo di manifestanti ha tentato di avvicinarsi all’edificio sgomberato. Gli agenti hanno subito colpi da oggetti contundenti, con un bilancio iniziale di undici feriti tra le forze dell’ordine. La situazione è degenerata, trasformandosi in uno scontro aperto, con l’uso di lacrimogeni e idranti da parte della polizia.
Le reazioni politiche
Diverse figure politiche hanno commentato gli eventi di quel giorno. Il vicepremier Antonio Tajani ha espresso la sua condanna per la violenza, sottolineando che la violenza va contro i cittadini e che distruggere proprietà non è mai giustificabile. Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha aggiunto che nulla può giustificare la violenza e i danneggiamenti, evidenziando come tali comportamenti compromettano la legittimità delle rivendicazioni pacifiche.
Il futuro delle mobilitazioni
Il portavoce di Askatasuna, Stefano, ha dichiarato che questa giornata non segna la fine della lotta, ma piuttosto l’inizio di un nuovo capitolo. Sono già stati annunciati altri eventi, con un’assemblea cittadina prevista per il 17 gennaio e un corteo nazionale il 31 gennaio. La solidarietà è arrivata non solo da Torino, ma anche da altre città italiane e persino dai Paesi Baschi, dimostrando un ampio sostegno per la causa.
Le immagini della protesta
Il corteo ha vissuto momenti di grande intensità. I manifestanti hanno lanciato petardi e costruito barricate con cassonetti incendiati. Le immagini degli scontri hanno circolato nei media, evidenziando la frustrazione e la determinazione dei partecipanti. Molti giovani, con striscioni e bandiere, hanno sottolineato che la loro storia non è ancora finita e continueranno a lottare per i propri diritti.
In un clima di crescente tensione, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha affermato che “illegalità e aggressioni non trovano cittadinanza a Torino e in Piemonte”. Questa manifestazione rappresenta non solo una reazione allo sgombero, ma pone interrogativi sul futuro delle mobilitazioni sociali e sul dialogo tra istituzioni e cittadini.