“Detassare le tredicesime”. Antonio Tajani lo ripete da settimane, in ogni intervista. “È una misura che può sostenere i redditi e rilanciare i consumi del ceto medio”, ha dichiarato al Corriere della Sera. Il vicepremier e segretario di Forza Italia ha fatto della detassazione delle tredicesime uno dei cavalli di battaglia per la prossima Legge di Bilancio.
L’obiettivo è chiaro: restituire ossigeno alle famiglie, soprattutto a quelle schiacciate dall’inflazione e dal caro vita. Vediamo cosa prevede la possibilità della tredicesima detassata e come funziona?
Tredicesima detassata: come funziona la proposta
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, l’ipotesi allo studio del Ministero dell’Economia prevede un’esenzione totale o parziale dell’Irpef sulla gratifica natalizia. Una misura che, se approvata, riguarderebbe circa 19 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati. Ma nulla è ancora definito: “Serve una valutazione complessiva dell’impatto sui conti pubblici”, hanno spiegato fonti del MEF al quotidiano economico.
Oggi la tredicesima è tassata più del normale stipendio. La ragione è tecnica: non si applicano le detrazioni da lavoro dipendente. Lo ha ricordato anche La Repubblica, spiegando che la gratifica natalizia “si assottiglia” perché gravata sia dai contributi previdenziali (circa il 9,19%) sia dall’Irpef, calcolata sugli scaglioni ordinari – 23%, 35% e 43%.
Il risultato è che, pur essendo formalmente una mensilità aggiuntiva, la tredicesima arriva in busta paga con un netto più basso rispetto a una normale retribuzione. Da qui l’idea di Tajani di “liberarla dalle tasse”, come ha detto a Sky Tg24, rendendola una sorta di bonus natalizio pieno, quindi una tredicesima detassata ma come funziona e quali gli effetti possibili?
Tredicesima detassata: simulazioni e reazioni
Ma quanto si guadagnerebbe davvero? Il Sole 24 Ore ha pubblicato alcune simulazioni basate su stime del Centro Studi Lavoro e Fisco. Con un reddito annuo lordo di 20 mila euro, un’esenzione totale dall’Irpef farebbe guadagnare circa 321 euro in più rispetto alla tredicesima attuale. Con un’imposta sostitutiva ridotta al 10%, il beneficio scenderebbe a 182 euro.
Per chi percepisce 35 mila euro l’anno, il vantaggio sarebbe tra i 611 e gli 856 euro, mentre per i redditi più alti, intorno ai 50-60 mila euro, il bonus netto supererebbe i 1.200 euro.
Numeri interessanti, ma che accendono anche le preoccupazioni dei tecnici. “Ogni punto percentuale di Irpef incide pesantemente sul bilancio”, hanno ricordato fonti ministeriali ad Adnkronos. Il rischio, spiegano, è che una misura popolare possa rivelarsi troppo costosa per le finanze pubbliche.
Sul fronte sindacale, la reazione è cauta… La Cisl, intervistata da La Repubblica, definisce la proposta “positiva, ma insufficiente”. Per la confederazione, serve una riforma fiscale complessiva, non solo interventi temporanei.
La tredicesima, ricordiamo, spetta a tutti i lavoratori dipendenti e ai pensionati. Viene calcolata dividendo la retribuzione lorda annuale in tredici parti, con la stessa base imponibile dello stipendio. Ma senza le detrazioni, l’importo netto risulta inferiore.
Una detassazione, anche solo parziale, potrebbe dunque rappresentare un’iniezione di liquidità immediata per milioni di famiglie. “Sarebbe un segnale concreto”, ha commentato Tajani a Il Messaggero, “di attenzione verso chi lavora e spende”.
Resta da capire se la misura entrerà davvero nella Legge di Bilancio. Il governo valuta, i conti si fanno e si rifanno. Ma intanto, come ogni anno, i lavoratori fanno già i loro: tredicesima o no, a dicembre, ogni euro conta.