Roma, 9 dic. (Adnkronos Salute) – Abbassare l'età della prima mammografia per garantire a più donne una diagnosi precoce e quindi maggiori possibilità di guarigione. Oggi in molte Regioni italiane la mammografia è gratuita dai 45 anni, in altre dai 49. Ma uno studio scientifico presentato nei giorni scorsi a Chicago al Congresso della Società dei radiologi del Nord America (Rsna) ha dimostrato come una percentuale del 20-24% di tutti i tumori del seno registrati in 11 anni in 7 strutture del Dipartimento di New York interessino donne di età compresa fra i 18 e i 40 anni.
"Come Sirm – Società italiana di radiologia medica e interventistica, eravamo a Chicago a guidare la delegazione dei radiologi medici italiani – spiega Nicoletta Gandolfo, presidente nazionale Sirm e direttore dipartimento Immagini Asl3 di Genova – Abbiamo seguito la presentazione del lavoro che impone serie riflessioni. In primo luogo, perché il dato è simile a quello italiano: nel nostro Paese – sottolinea – il 20% dei casi di carcinoma mammario, circa 11 mila, insorge sotto i quarant'anni. Un numero rilevante cresciuto (quasi raddoppiato) negli ultimi trent'anni. Le cause? Non sono certissime, ma in gran parte riconducibili a fattori di rischio come obesità, alcol e fumo, oltre a fattori ormonali legati ai cambiamenti negli stili di vita femminili, come una gravidanza tardiva, pochi figli e il non allattamento al seno. Va poi considerato che, quando insorge in età giovanile, spesso la neoplasia è più aggressiva, come nelle forme triplo negative".
Cosa fare? "Intanto dobbiamo uniformare in tutte le Regioni italiane l'inizio dello screening mammografico a 45 anni – suggerisce Luca Brunese, presidente eletto Sirm – in quest'ottica apprezziamo lo stanziamento di risorse da parte del ministro della Salute per ampliare la fascia d'età per lo screening del tumore della mammella (e del colon retto). Dobbiamo poi avviare campagne per incrementare la percentuale di adesione, ancora troppo bassa, spiegando alle donne la grande importanza della diagnosi precoce: individuare un tumore nelle prime fasi può garantire superamento della neoplasia e spesso la guarigione".
"Come Sirm – afferma Gandolfo – siamo fortemente impegnati in questo lavoro, soprattutto in collaborazione con le altre Società Scientifiche come l’Aiom-Associazione italiana di oncologia medica, senza dimenticare la straordinaria rilevanza del medico di medicina generale che può e deve indirizzare le donne verso questo esame, soprattutto nelle Regioni del sud. Grande importanza, poi, va data anche all’individuazione delle forme ereditarie. Si calcola che almeno il 5-10% di tutti i tumori del seno presentino una familiarità. In queste donne che presentano una componente ereditaria (soprattutto dei geni Brca1 e Brca2) è indispensabile avviare percorsi di consulenza genetica che permettano di pianificare la prevenzione e l'eventuale cura in modo più mirato ed efficace".