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Uccisa in un raid a Gaza la piccola Yaqeen Hammad, influencer e voce della Striscia sui social

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Yaqeen è stata uccisa in un raid aereo israeliano nella notte tra il 23 e il 24 maggio, che ha colpito il quartiere di al-Baraka a Deir el-Balah.

Nel cuore della Striscia di Gaza, dove il conflitto lascia cicatrici profonde, la storia di Yaqeen Hammad emerge come simbolo di una gioventù spezzata troppo presto. Piccola influencer palestinese, Yaqeen usava i social per raccontare la quotidianità di una vita segnata dalla guerra, portando un sorriso in mezzo alla distruzione. La sua morte, durante un raid aereo israeliano che ha colpito il quartiere di al-Baraka a Deir el-Balah, segna un’altra tragedia che colpisce la fragile speranza di una comunità che lotta per sopravvivere.

Il sorriso spezzato di Yaqeen Hammad e di tanti altri bambini sotto le bombe

Secondo i dati più recenti diffusi dall’UNICEF, a partire dal 18 marzo 2025 sono stati uccisi oltre 950 bambini. L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, fornisce una stima ancora più drammatica: dall’inizio delle ostilità, più di 16.000 minori avrebbero perso la vita nella Striscia di Gaza.

Una cifra già devastante, che potrebbe superare i 20.000 se si considerano anche i bambini ancora dispersi sotto le macerie o non identificati nei registri ufficiali.

Uccisa Yaqeen Hammad, la piccola influencer che diffondeva speranza a Gaza

Yaqeen Hammad, 11 anni, era considerata la più giovane attivista di Gaza. Aveva acquisito notorietà sui social per il sorriso con cui cercava di portare conforto a chi le stava accanto e affrontava, con disarmante leggerezza, la vita quotidiana nella Striscia e le sofferenze causate dalla guerra. Nella notte tra il 23 e il 24 maggio, è rimasta uccisa in un raid aereo condotto dalle Forze di difesa israeliane su Deir el-Balah.

Secondo quanto testimoniato da video e foto condivisi, Yaqeen era solita accompagnare il fratello maggiore, Mohamed Hammad, operatore umanitario del collettivo Ouena, durante le missioni di distribuzione di beni essenziali come cibo, vestiti e giocattoli alle famiglie sfollate. Attraverso un post pubblicato sui social, Mohamed ha espresso il suo dolore definendola “la mia campionessa, la mia sorellina, la mia anima, è stata uccisa”.

La giovane documentava queste attività con il cellulare, non per sé, ma per raccontare al mondo esterno una Gaza fatta anche di vita, gioco, cucina, sorrisi e resistenza. I suoi video, condivisi su Instagram, raggiungevano decine di migliaia di persone e la mostravano mentre sorrideva con i suoi coetanei, distribuiva aiuti o offriva piccoli consigli di sopravvivenza quotidiana, anche sotto i bombardamenti. Oggi, il suo nome si aggiunge tristemente alla lunga lista di bambini vittime del conflitto nella Striscia di Gaza.

 

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