Negli ultimi mesi si sta registrando un preoccupante aumento dei casi di virus Chikungunya, con la comparsa di nuove infezioni autoctone in regioni finora risparmiate. Questo fenomeno segnala un’espansione del virus nel territorio nazionale, sollevando allarme tra le autorità sanitarie e la popolazione. L’emergere di casi autoctoni indica che la trasmissione locale è ormai attiva, richiedendo misure di prevenzione più rigorose e una maggiore attenzione da parte di cittadini e istituzioni.
Virus Chikungunya, misure di sorveglianza e caratteristiche della malattia
Gli esperti ricordano che la Chikungunya è una malattia virale trasmessa esclusivamente attraverso la puntura di zanzare infette del genere Aedes, in particolare Aedes albopictus (zanzara tigre). La malattia si manifesta solitamente con febbre alta e dolori articolari intensi, che possono persistere a lungo; altri sintomi comprendono cefalea, dolori muscolari, eruzioni cutanee e astenia.
Pur avendo generalmente un decorso autolimitante, in soggetti anziani o con patologie preesistenti può determinare complicanze o sintomi prolungati. La trasmissione da persona a persona è esclusa, poiché l’infezione avviene solo tramite la puntura di zanzare che hanno precedentemente morso individui infetti.
Virus Chikungunya, nuovi casi autoctoni in Italia: colpita un’altra regione
Nel Veronese sono stati individuati i primi due casi autoctoni di infezione da virus Chikungunya, un evento rilevante secondo quanto comunicato dalla Regione Veneto. La prima paziente è una donna di 64 anni residente in una frazione di Negrar di Valpolicella, senza viaggi recenti in zone endemiche, diagnosticata dal Dipartimento di Malattie infettive e microbiologia dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. La paziente è attualmente ricoverata, vigile e in collaborazione con il personale medico. Un secondo caso riguarda una donna di 39 anni di Affi, anch’essa senza storia di viaggi all’estero in aree a rischio, con sintomi lievi e non ricoverata.
Le indagini preliminari svolte dall’Azienda Ulss 9 suggeriscono che i due casi non siano apparentemente collegati, ma ulteriori approfondimenti molecolari sono in corso per verificarne l’eventuale relazione.
Dopo la segnalazione del primo caso, la Regione Veneto, in collaborazione con l’Azienda Ulss 9 e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ha immediatamente attivato una serie di interventi di sorveglianza. Tra questi, l’approfondimento epidemiologico per identificare eventuali esposizioni a rischio, il monitoraggio delle popolazioni di zanzare, l’avvio di disinfestazioni straordinarie e la sorveglianza sanitaria per persone potenzialmente esposte, oltre al potenziamento del controllo sindromico nei pronto soccorso.