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Assoluzione per maltrattamenti: il caso di una donna cubana a Forlì

Donna cubana coinvolta in caso di maltrattamenti a Forlì

Una donna cubana di 44 anni è stata assolta per maltrattamenti e abbandono di persona incapace.

Il processo e le accuse

Si è concluso con un’assoluzione un processo in Corte di assise a Forlì che ha visto coinvolta una donna cubana di 44 anni, accusata di maltrattamenti e abbandono di persona incapace aggravato, in seguito alla morte del marito 66enne. La tragedia si è consumata a Tredozio, dove la coppia viveva.

Secondo le accuse, la donna avrebbe maltrattato il compagno con offese e minacce, lanciandogli contro oggetti e trascurando le sue necessità fondamentali.

Le circostanze della morte

Il marito, camionista di professione, era stato trovato in gravi condizioni all’interno della loro abitazione e morì poco dopo in ospedale. La coppia aveva un figlio, che era stato dato in affido a seguito di un intervento dei servizi sociali. Le condizioni igieniche della casa erano descritte come inadeguate, contribuendo a un quadro di maltrattamenti e abbandono.

La difesa e la perizia psichiatrica

Durante il processo, la difesa, rappresentata dall’avvocato Nicola Montefiori, ha richiesto l’assoluzione della donna, sostenendo che non vi fosse prova univoca di maltrattamenti. Inoltre, è stata disposta una perizia psichiatrica che ha accertato un vizio parziale di mente. La pubblica accusa, rappresentata dalla pm Laura Brunelli, ha chiesto l’assoluzione per incapacità di intendere al momento dei fatti, proponendo anche un ricovero in struttura psichiatrica come misura di sicurezza.

La decisione della Corte

Dopo un’ora di camera di consiglio, la Corte ha assolto la donna con la formula “perché il fatto non sussiste” riguardo ai maltrattamenti e ha riconosciuto la carenza di imputabilità per l’abbandono, dovuta alla parziale incapacità di intendere e volere. Tuttavia, è stata disposta una misura di sicurezza che prevede un anno di libertà vigilata attraverso un centro di salute mentale. Questo caso solleva interrogativi sulla responsabilità e sulla salute mentale in situazioni di abuso e maltrattamento.