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Il caso di Njiiem Almasri, comandante libico coinvolto in un complesso intreccio diplomatico, continua a suscitare attenzione internazionale. La Corte Penale Internazionale dell’Aia è al centro di una disputa con l’Italia, che ha recentemente presentato la sua memoria difensiva. Il documento, che cerca di chiarire le ragioni dietro la mancata estradizione del comandante, aprirebbe nuove questioni sul rispetto delle procedure internazionali e sul ruolo dell’Italia in questo delicato contesto giuridico.
Ecco cosa è emerso finora.
Caso Almasri, il documento consegnato dal Governo alla Corte dell’Aia
Secondo quanto si apprende da fonti dell’esecutivo, l’Italia ha presentato alla Corte Penale Internazionale la memoria difensiva sul caso di Najeem Osema Almasri, generale libico arrestato il 19 gennaio e rimpatriato a Tripoli due giorni dopo con un volo di Stato.
Il termine per la consegna della documentazione, inizialmente fissato al 17 marzo, è stato prorogato prima al 22 aprile e poi al 6 maggio su richiesta del governo. Roma aveva richiesto e ottenuto un ulteriore rinvio, spiegando di non poter ancora fornire osservazioni sul caso, poiché erano in corso procedimenti nazionali e le autorità italiane erano obbligate a rispettare il segreto istruttorio.
Caso Almasri, le accuse della Cpi rivolte all’Italia
Almasri è ricercato dalla Corte penale internazionale con l’accusa di crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga, a Tripoli, dove sotto la sua direzione dal 2015 sono stati uccisi almeno 34 detenuti. La Cpi accusa Almasri di aver torturato, picchiato, ucciso e abusato sessualmente dei prigionieri, nonché di aver dato ordini alle guardie per commettere atti simili.
La Corte accusa inoltre l’Italia di non aver eseguito il mandato d’arresto, di non aver perquisito Almasri e di aver rimpatriato il generale a Tripoli a bordo di un aereo dell’intelligence, sprecando denaro pubblico.
Il 28 gennaio, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è stata indagata per favoreggiamento e peculato, insieme ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e al sottosegretario Alfredo Mantovano, accusati di inerzia. Nordio si è difeso, sostenendo che la richiesta di arresto fosse irregolare e che non fossero rispettate le sue prerogative.
Caso Almasri: ecco cosa succede ora
Ora, con l’invio della memoria difensiva, i giudici internazionali dovranno valutare la posizione italiana e, se non la riterranno convincente, potrebbero rinviare il caso all’Assemblea degli Stati Parte o al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.