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Garante della Privacy nel mirino dopo il caso Report, Schlein propone dimissioni: la replica di Meloni

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La premier Meloni replica a Schlein e alle opposizioni sulla richiesta di dimettere il consiglio del Garante della Privacy dopo il caso Report.

Il caso Report ha acceso un acceso dibattito politico dopo la multa da 150.000 euro inflitta al programma Rai per la trasmissione dell’audio tra l’ex ministro Sangiuliano e la moglie. Elly Schlein, segretaria del PD, ha denunciato un quadro “grave e desolante” nella gestione dell’Autorità Garante per la Privacy, evidenziando conflitti di interesse e una eccessiva vicinanza alla politica.

Il caso mette così in discussione l’indipendenza dell’istituzione e la capacità di tutelare i diritti dei cittadini, sollevando richieste di dimissioni immediate del collegio.

Caso Report: sanzione record e controversie politiche

Tutto è iniziato con la multa da 150.000 euro inflitta dal Garante per la Privacy al programma Rai Report per la trasmissione dell’audio tra l’ex ministro Sangiuliano e la moglie Federica Corsini. La vicenda si è complicata ulteriormente dopo la visita, il giorno precedente alla sanzione, di Agostino Ghiglia, membro del Garante ed ex esponente di Alleanza Nazionale, presso la sede nazionale di Fratelli d’Italia in via della Scrofa.

Caso Report, Schlein: “Si dimetta l’intero consiglio del Garante”. L’intervento di Meloni

La coincidenza ha sollevato forti sospetti di conflitti di interesse e di pressioni politiche sul funzionamento dell’Autorità. Come ha sottolineato Elly Schlein, segretaria del PD:

Sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell’Autorità Garante per la Privacy che rende necessario un segnale forte di discontinuità. Report hanno rivelato un sistema gestionale opaco, caratterizzato da numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica”.

Secondo Schlein, senza un azzeramento e una ripartenza, sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini in un’istituzione pensata per tutelare i diritti individuali e garantire l’indipendenza del collegio.

Le opposizioni, insieme a M5S e Alleanza Verdi e Sinistra, hanno chiesto le dimissioni immediate dell’intero consiglio del Garante, definendo l’Autorità un “covo di conflitti d’interesse, favoritismi, spese folli e legami politici imbarazzanti”. Secondo Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto al Senato, “l’Autorità Garante della Privacy ha smarrito la propria funzione, piegata a logiche e pressioni politiche, e va ricostituita per restituire credibilità a un’istituzione nata per tutelare i cittadini, come voleva Stefano Rodotà.

Anche il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha commentato: “Le dimissioni del Garante non sarebbero una grande vittoria, ma una grande sconfitta, ricordando che la gestione delle Authority è stata a lungo strumentalizzata dalla politica e che ciò limita seriamente la libertà di stampa.

La premier Giorgia Meloni ha respinto ogni ipotesi di intervento diretto, sottolineando che la nomina del collegio risale a governi precedenti:

Questo garante è stato eletto durante il governo giallorosso, in quota Pd e Cinque Stelle. Dire che sia pressato dal governo di centrodestra mi sembra ridicolo. Se 5 Stelle e Pd non si fidano di chi hanno messo alla guida dell’authority sulla privacy non se la prendano con me. Forse potevano scegliere meglio“, ha dichiarato ai giornalisti mentre si trovava all’aeroporto di Roma Fiumicino.

Le polemiche rimangono accese e la pressione politica sul Garante è destinata a proseguire.