Coronavirus, a Crema medico 72enne in pensione torna in corsia

A 72 anni il dottor Ceravolo, medico in pensione di Crema, ha deciso tornare in corsia per combattere il coronavirus.

Il dottor Claudio Ceravolo, ex responsabile del centro oncologico di Crema di 72 anni, è un medico in pensione da qualche anno, ma ha deciso di tornare in corsia per dare il suo supporto in questa emergenza coronavirus.

“Uno, quando è medico, lo è per tutta la vita, un po’ come il prete”, ha dichiarato l’uomo che da marzo è tornato in servizio all’ospedale di Crema insieme ad altri due suoi colleghi pensionati.

Medico di Crema: dalla pensione torna in corsia

La situazione molto critica degli ospedali e della sanità ha spinto il dottor Ceravolo a tornare in prima linea, ma come ci tiene lui stesso a dire in un’intervista a Vanity Fair, non venga fuori un ritratto del medico eroe che va a mani nude contro il virus. Ho passato una vita in ospedale, quando ho chiuso la mia carriera ero responsabile del centro oncologico di Crema.

Avevo mantenuto buoni rapporti con la struttura e allora mi sono fatto avanti: se posso dare una mano, più che volentieri”.

E così è stato. Di nuovo in corsia e con ritmi di certo non da pensionato: 10 ore al giorno, 7 giorni su 7 al pronto soccorso per accogliere e valutare i pazienti con sospetto Covid-19. “Il mio compito è fare il primo inquadramento dei casi: li visito, faccio l’anamnesi, la Tac, che è diventato l’esame d’elezione, li sottopongo al tampone e poi aspetto con loro di vedere i risultati”.

Ceravolo: “Ammalarmi? L’ho messo in conto”

La storia professionale del dottor Ceravolo non è nuova ad esperienze di massima urgenza e grande rischio. Ha lavorato anche in Africa, dove era andato per curare i molti pazienti che arrivavano dai campi di battaglia della guerra. Sono abituato a situazioni rischiose, ne ho viste tante. Però sì, il clima psicologico che si vive in questi giorni ricorda molto quei momenti: stessa tensione, stessa adrenalina”.

A 72 anni è un soggetto molto a rischio se si vedono i dati del contagio del Covid-19 e delle morti, un fattore che il medico ha messo in preventivo ma che non gli ha impedito di tornare a lavorare: “L’ho messo in conto, siamo bardati come astronauti, con tute, sovrascarpe, guanti, occhiali, mascherina, ma è chiaro che può succedere.

È una prospettiva assolutamente realistica. La nostra caposala sta molto male. Spero non accada a me. O almeno di non contrarre le forme più gravi del virus, ma intanto non ci penso e vado avanti. Faccio il mio lavoro finché posso”.

La situazione dell’ospedale di Crema

Dalle parole rilasciate dal dottor Ceravolo emerge anche quale sia il reale stato di emergenza dell’ospedale di Crema, comune lombarda fortemente colpito dal coronavirus: Il pronto soccorso è al collasso.

Posti non ce ne sono più. A volte i pazienti devono aspettare 48 ore su una barella in corridoio, in attesa che venga trovato loro un letto in qualche ospedale. Questa è la parte più dura da affrontare. La mia esperienza precedente al pronto soccorso era stata molto frustrante. Malati insofferenti che perdevano la pazienza per niente. Magari avevano una sciocchezza e facevano scenate isteriche. Adesso è cambiato tutto. I pazienti accettano disagi importanti con eroismo.

C’è più comprensione, più solidarietà. Se a qualcuno in attesa da ore dici: “Mi scusi, visito prima un altro perché respira male”, ti risponde: ‘Ci mancherebbe’. La pandemia ci ha reso più fragili, ma anche più uniti“.