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Depistaggio Borsellino: pentito Galatolo, 'io fui combinato mentre ero in carcere al Pagliarelli'

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Caltanissetta, 16 gen. (Adnkronos) - "Sono stato 'combinato' nel carcere Pagliarelli nel 2010, mentre ero detenuto. All'epoca il capomandamente Rosario Lo Bue reggeva Corleone. Eravamo tutti in carcere. Già all'eta di 11 anni facevo la 'sentinella' al vicolo...

Caltanissetta, 16 gen. (Adnkronos) – "Sono stato 'combinato' nel carcere Pagliarelli nel 2010, mentre ero detenuto. All'epoca il capomandamente Rosario Lo Bue reggeva Corleone. Eravamo tutti in carcere. Già all'eta di 11 anni facevo la 'sentinella' al vicolo Pipitone di Palermo, per vedere se arrivavano macchine della Polizia. Era il nostro covo. Da piccolini eravamo sempre a disposizione. Nella nostra famiglia non c'era bisogno che diventassi uomo d'onore per reggere la famiglia". Inizia così la deposizione del collaboratore di giustizia Vito Galatolo al processo d'appello sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio, in corso davanti alla Corte d'Appello di Caltanissetta presieduta da Giovambattista Tona.

Davanti alla Corte nissena si ritrovano nuovamente alla sbarra i tre poliziotti del gruppo “Falcone e Borsellino” accusati di concorso in calunnia aggravata dall'avere agevolato Cosa nostra. A rappresentare l'accusa sono i sostituti procuratori generali Antonino Patti e Gaetano Bono. E' stato applicato dalla Procura anche il pm Maurizio Bonaccorso, che ha rappresentato l'accusa in primo grado, dopo l'addio di Stefano Luciani e Gabriele Paci, andati rispettivamente a Roma e Trapani. Nella sentenza di primo grado, emessa il 12 luglio del 2022, era caduta l'aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo depistaggio Borsellino: prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre Michele Ribaudo era stato assolto. Il poliziotto Ribaudo era stato assolto "perché il fatto non costituisce reato". Erano tutti accusati di concorso in calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa nostra.

Rispondendo alle domande del pm Bonaccorso, il pentito Galatolo, collegato in videoconferenza da una località segreta, che viene sentito come testimone assistito, ha ripercorso la sua vita da criminale prima di collaborare con i magistrati. "Sono stato Capomamdanmento di Resuttana che comprende le famiglie mafiose di Acquasanta, Arenella e Vergine Maria- dice – Nella mia famiglia eravamo famiglia di sangue ma anche famiglia e di Cosa nostra. Mio zio, Giuseppe Galatolo, era un libro aperto, se fosse stato per lui potevamo fare gli uomini d'onore anche a 15 anni. Si faceva di tutto. Nel vicolo Pipitone si nascondevano armi, poi nel 1990 si sapeva chi pagava le estorsioni, avevamo interessi al mercato ortofrutticolo, ai cantieri navali". Galatolo ha iniziato a collaborare nel novembre del 2014.