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In un’epoca in cui i social impongono ritmi rapidi e immagini impeccabili, Eleonora porta avanti una cucina visiva e narrativa, fondata sull’equilibrio tra bellezza e verità. Nel suo libro Cucina con me, ci invita a ritrovare il piacere di mangiare con consapevolezza.
Non c’è spazio per finzioni: né nei piatti, né nei racconti. La sua voce è quella di una donna che ha imparato a distinguere la propria identità dai filtri digitali, senza mai rinunciare al gusto o alla dolcezza.
La cucina come consapevolezza
Nel tuo libro ‘Cucina con me’, parli di mindful eating. Come possiamo iniziare a mangiare in modo più consapevole nella vita di tutti i giorni?
Credo molto nel mindful eating, perché trovo che sia uno strumento davvero utile da applicare nella vita di tutti i giorni. Spesso mangiamo distratti, di fretta, davanti a uno schermo… e così ci perdiamo il piacere autentico del cibo. Ed è un vero peccato, perché il pasto dovrebbe essere un momento di benessere, non solo fisico ma anche mentale.
Quando scrivevi il tuo libro, chi era “l’Eleonora” che avevi in testa come lettrice ideale?
Quando ho scritto Cucina con me, non avevo in mente una lettrice ideale. Ho semplicemente pensato a cosa avrei voluto trovare io in un libro di ricette: qualcosa di utile, interessante e facile da consultare. Volevo che chiunque lo sfogliasse potesse orientarsi facilmente e trovare la ricetta giusta per sé, a prescindere dal livello di esperienza in cucina. Ci sono piatti semplici e veloci, perfetti per chi ha poco tempo o è alle prime armi, ma anche ricette un po’ più elaborate, per chi ama sperimentare. Con un’unica costante: mai rinunciare al gusto.
E poi, ovviamente, volevo che fosse anche bello da vedere: per me le foto sono fondamentali. Spesso è proprio da un’immagine che nasce la voglia di cucinare, quindi ho curato molto l’aspetto visivo, per rendere ogni piatto il più invitante possibile.
Hai collaborato con grandi chef come Carlo Cracco e Iginio Massari. C’è un consiglio o un insegnamento che ti è rimasto impresso?
Collaborare con grandi chef è stato un privilegio, e quello che mi hanno trasmesso più di tutto è l’amore profondo per la cucina e per la materia prima. Da loro ho imparato che l’impegno e la dedizione fanno davvero la differenza: ogni piatto, anche il più semplice, merita attenzione, cura e passione. La creatività, poi, non è mai troppa: bisogna essere curiosi, sperimentare, uscire dagli schemi. E soprattutto non arrendersi alle prime difficoltà, ma continuare a crescere, sbagliare, imparare. Sono insegnamenti che porto con me ogni giorno.
Errori e comfort food
Umanizziamo la figura della foodblogger perfetta… Che rapporto hai con il fallimento in cucina? C’è un piatto che ti perseguita ancora oggi?
Non ho paura del fallimento in cucina, anzi, credo che gli errori siano spesso un ottimo punto di partenza per imparare o persino per far nascere nuove idee creative. In realtà mi arrabbio molto di più quando sbaglio la messa a fuoco durante una ripresa o quando mi accorgo , troppo tardi, che la registrazione non è partita e ho già finito tutti i passaggi da filmare! (Ahaha) Quelli sì che sono i veri drammi da food creator!
Se penso a un piatto che ancora oggi mi mette in difficoltà, è senza dubbio la bomba di riso. Me la preparava sempre mia nonna, ed era uno dei miei preferiti. Da quando lei non c’è più, non ho ancora trovato il coraggio di replicarla. Forse perché ho aspettative troppo alte. Forse per paura di non essere all’altezza. O forse, semplicemente, per timore di ritrovare quei sapori pieni di nostalgia. Chissà. Ma, anche a distanza di anni, quella ricetta resta lì, sospesa… in attesa del momento giusto.
Hai un guilty pleasure culinario? C’è un piatto di cui non riesci a fare a meno?
Il mio guilty pleasure? Senza dubbio il gelato. Lo amo alla follia e lo mangio tutto l’anno, anche quando fa freddissimo e la lingua ti si congela! (Ahaha)
Un’altra passione che confesso senza troppi sensi di colpa sono le caramelle gommose: una tira l’altra, è impossibile resistere.
Ovviamente non sono cose che mangio ogni giorno, ma sono i miei piccoli piaceri. Tra i piatti veri e propri invece, il mio comfort food per eccellenza è il risotto. Lo adoro in tutte le sue versioni, e nel mio libro ne parlo spesso. C’è anche la ricetta del mio preferito: quello ai funghi. Semplice, cremoso, profumato… per me è puro amore.
Il dietro le quinte del digitale
La Eleonora “offline” e quella “online” sono mai entrate in conflitto? Se sì, quale delle due ha vinto quel giorno?
A dire la verità sì, ci sono stati momenti in cui la Eleonora “offline” e quella “online” sono entrate in conflitto. C’è stato un periodo in cui i due mondi sembravano sovrapporsi completamente, e non riuscivo più a distinguere dove finiva uno e iniziava l’altro. Mi sentivo costantemente giudicata, mai abbastanza, come se l’online definisse chi ero davvero.
Col tempo, e anche grazie a un percorso psicologico importante che ho affrontato, ho imparato a scindere questi due spazi e a trovare un equilibrio. Ora, quando capita che i due mondi si scontrino, scelgo sempre prima la me offline, lo faccio con il sorriso sul volto e a cuor leggero.
Quanto ti influenza l’algoritmo nella creazione dei contenuti? Hai mai cambiato una tua idea creativa solo per “piacere” di più?
Quello che credo renda autentico il mio percorso sui social è proprio il fatto di non inseguire trend o contenuti solo per andare virale. Cerco sempre di condividere ciò che mi rappresenta davvero: ricette in linea con la mia idea di cucina, il mio gusto e il mio stile.
Sì, magari non faccio numeri altissimi come chi segue costantemente l’algoritmo, ma ho imparato che va bene anche così. Chi mi segue lo fa perché apprezza quello che propongo, al di là dei like o del numero di follower. E questo, per me, ha molto più valore.
Ti è mai capitato di ricevere un messaggio che ti ha messo in crisi, anche solo per un attimo? Che effetto ti ha fatto?
Fortunatamente non ricevo molti messaggi d’odio, ma ogni tanto capita qualche commento spiacevole. Con il tempo ho imparato a razionalizzarli e a dare loro il giusto peso. Cerco sempre di rispondere con gentilezza, senza mai scendere al loro livello, ed è sorprendente quanto questo disarmi o addirittura zittisca chi li ha scritti.
Certo, alcuni commenti possono ferire, ma quando si tratta solo di cattiverie gratuite o giudizi non richiesti, spesso non meritano nemmeno una risposta.
Tra crisi e rinascita
C’è stato un momento in cui hai pensato di lasciare tutto questo? Cos’è che ti ha fatto restare?
Sì, c’è stato un momento in cui ho pensato di mollare, soprattutto durante quel periodo difficile di cui parlavo prima. In quei momenti, lasciare tutto sembra la scelta più facile. Ma la verità è che io non sono fatta per mollare: posso crollare, certo, ma poi mi rialzo e mi rimetto in gioco, ancora più determinata di prima.
Amo cucinare, amo condividere questa passione, e sapere che chi mi segue prova le mie ricette mi riempie di gioia. Se con quello che faccio riesco ad avvicinare le persone a un modo di mangiare più sano, vegetale e consapevole, senza mai rinunciare al gusto, allora sento di aver fatto qualcosa di buono. Anche se non ho milioni di follower, per me questo vale tantissimo.
Se potessi parlare alla Eleonora di 5 anni fa, cosa le diresti di non fare assolutamente?
Se potessi parlare alla Eleonora di cinque anni fa, le direi di non dubitare di sé stessa. Di non lasciarsi definire dagli altri, di non mettere da parte le sue passioni per paura di non essere all’altezza. Le direi di non smettere mai di credere in quello che ama fare, perché è proprio da lì che nasce tutto il resto.
E, soprattutto, di non preoccuparsi troppo… tanto, prima o poi, ci si ritrova sempre a fare qualche pasticcio in cucina, fa parte del gioco!
Eleonora Rubaltelli ci lascia con una verità silenziosa ma potente: cucinare non è solo tecnica, è anche memoria, ascolto e presenza. In un mondo affamato di risultati perfetti, lei sceglie il valore dell’intenzione.
Con un risotto, una bomba di riso mai replicata, o un gelato mangiato con la lingua congelata, Eleonora ci ricorda che essere veri, anche online, è ancora possibile.