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Famiglia nel bosco, tempesta social: insulti e minacce per la giudice del Tribunale dei Minori dell’Aquila

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La presidente del Tribunale dei Minori dell’Aquila bersagliata sui social dopo l’allontanamento dei tre bambini. Gli ultimi aggiornamenti sulla famiglia nel bosco.

La vicenda della “famiglia del bosco” di Palmoli, in Abruzzo, ha scatenato un acceso dibattito a livello nazionale, trasformandosi rapidamente in un caso mediatico. Dopo la decisione del giudice del Tribunale dei Minori dell’Aquila di allontanare i tre bambini dalla loro abitazione nel bosco, la presidente Cecilia Angrisano è diventata bersaglio di insulti e minacce sui social network.

Nel frattempo, i bambini sono stati trasferiti in una casa famiglia, mentre genitori e legali si preparano a presentare ricorsi con l’obiettivo di ricomporre il nucleo familiare, in attesa di una soluzione che possa riportarli a casa.

Una comunità divisa e la mobilitazione in difesa della famiglia nel bosco

Il caso della cosiddetta “famiglia del bosco” ha spaccato l’opinione pubblica tra chi considera l’allontanamento dei minori un atto necessario e chi lo percepisce come un provvedimento sproporzionato, quasi punitivo verso uno stile di vita alternativo. Nel frattempo crescono le iniziative di sostegno alla famiglia: la petizione “Salviamo la famiglia nel bosco” ha raccolto decine di migliaia di firme, affiancata da altre richieste di ricongiungimento.

Per il 6 dicembre è stata organizzata una manifestazione a Roma, davanti al ministero della Famiglia, con lo slogan “Questo caso non riguarda solo una famiglia del bosco, riguarda tutti noi”. Intanto il legale della coppia, Giovanni Angelucci, lavora al ricorso con l’obiettivo di riunire il nucleo familiare e riportare i bambini nella loro casa, colmando — se necessario — le carenze strutturali segnalate nell’ordinanza del tribunale.

Famiglia nel bosco, bufera social: insulti e minacce contro la giudice del Tribunale dei Minori dell’Aquila

La scelta del Tribunale per i minorenni dell’Aquila di disporre l’allontanamento dei tre bambini dalla loro casa nel bosco di Palmoli ha generato un’ondata di reazioni estreme, trasformando la vicenda in un caso nazionale. La presidente Cecilia Angrisano è divenuta il bersaglio principale di una violenta campagna d’odio, accompagnata da una caccia alle informazioni personali della magistrata.

Tra i messaggi comparsi online spiccano insulti come Lei è un’emerita c**ona o definizioni come Il tribunale dei minori è una fossa piena di vermi. L’Anm abruzzese ha espresso “apprensione” per il clima avvelenato e “rammarico” nel vedere, dicono i magistrati, rappresentanti istituzionali impegnati in una “delegittimazione dell’Autorità Giurisdizionale”.

Anche il dibattito politico si è rapidamente acceso: dal vicepremier Matteo Salvini che definisce l’ordinanza “una vergogna” e promette di battersi affinché “quei tre splendidi bambini tornino a casa”, fino all’ipotesi — valutata dalla premier Giorgia Meloni — di inviare ispettori ministeriali.

In difesa della presidente Angrisano e dei magistrati coinvolti, è intervenuto Rocco Maruotti, segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati, sottolineando come i provvedimenti di sospensione della potestà genitoriale siano ordinaria prassi nel lavoro dei tribunali minorili, adottati esclusivamente quando sono a rischio i diritti dei minori. Maruotti ha evidenziato come la recente strumentalizzazione mediatica e politica, anche da parte di chi ricopre ruoli istituzionali, rifletta un tentativo di delegittimare l’operato della magistratura: «La strumentalizzazione che nelle ultime ore è stata fatta anche da chi ricopre ruoli di responsabilità si spiega con la delegittimazione della magistratura», ha spiegato.