Nelle ultime ore il rapporto tra Quirinale, governo e maggioranza si è trasformato nel fulcro del dibattito politico, con un confronto sempre più teso che coinvolge direttamente la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Una serie di dichiarazioni incrociate, scaturite da un retroscena giornalistico e amplificate dalle reazioni istituzionali, ha riacceso interrogativi sul ruolo e sui confini dei poteri dello Stato, aprendo un nuovo capitolo di frizione tra informazione, politica e istituzioni.
“Stupore, parole ridicole”. Fedelissimo di Meloni contro i consiglieri di Mattarella
La scena politica italiana è tornata a infiammarsi dopo la diffusione di una nota del Quirinale, che ha espresso un insolito «stupore» per le parole del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ritenute capaci di dare credito a un attacco «costruito sconfinando nel ridicolo».
Lo scontro nasce da un retroscena pubblicato da La Verità, accusato di alimentare sospetti sui rapporti tra alcuni consiglieri del Colle e l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Secondo il quotidiano, figure vicine al Presidente della Repubblica avrebbero manifestato giudizi pesanti sulla maggioranza e ipotizzato strategie politiche alternative, fino a immaginare «una grande lista civica nazionale» contro la coalizione di governo.
Galeazzo Bignami ha rilanciato queste ricostruzioni chiedendo una smentita «senza indugio», sostenendo che l’articolo riporti fatti «in maniera circostanziata» e parlando persino di un supposto «provvidenziale scossone» contro l’esecutivo. La risposta immediata del Colle, arrivata con un comunicato ufficiale, ha reso evidente il livello di tensione raggiunto.
“Stupore, parole ridicole”. Fedelissimo di Meloni contro i consiglieri di Mattarella: dura replica del Quirinale
“Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo.” È quanto scritto in una nota.
La vicenda ha generato un’ondata di interventi, amplificando il clima già polarizzato. Maurizio Belpietro ha confermato «parola per parola» quanto pubblicato, accusando il Quirinale di tentare di «mettere il silenziatore» a dichiarazioni definite inquietanti. Dall’opposizione sono giunte accuse di «intimidazione» e di un presunto uso politico delle istituzioni, mentre Pd, M5S e Avs hanno richiesto alla Presidente del Consiglio di riferire in Aula, giudicando «inaccettabili» le parole di Bignami.
Lo stesso capogruppo di FdI ha difeso la propria posizione, dichiarando di attendere ancora una smentita e definendo «ignobile» la reazione delle sinistre, che a suo dire vorrebbero «mettere il bavaglio alla stampa non allineata».
A smorzare parzialmente i toni è intervenuto il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, ribadendo che il governo non ha mai dubitato della correttezza istituzionale del Presidente Mattarella e che la richiesta di chiarimento riguardava esclusivamente il consigliere chiamato in causa.
L’intera disputa mette in luce la fragilità dell’equilibrio tra informazione, politica e istituzioni, dove ogni parola rischia di diventare miccia per un nuovo scontro.