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Flotilla, nessun aiuto economico per il rimpatrio degli italiani: la posizione del governo Meloni

flotilla meloni

Italiani bloccati da Israele durante la Flotilla per Gaza: la Farnesina assicura supporto legale e sicurezza, ma non finanzia i rientri.

La missione umanitaria italiana Global Sumud Flotilla, intercettata dalle autorità israeliane nei pressi di Gaza, ha scatenato un vivace dibattito politico. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni avrebbe reso nota la propria posizione sul rimpatrio dei cittadini coinvolti, suscitando dibattiti sulle responsabilità economiche e sul ruolo dello Stato in operazioni considerate delicate dal punto di vista diplomatico e della sicurezza.

Flotilla, attivisti fermati e trasferiti ad Ashdod

Gli italiani fermati sono stati trasferiti ad Ashdod per l’identificazione, e avranno due possibilità: accettare l’espulsione volontaria immediata o affrontare la detenzione fino al rimpatrio forzato. La Farnesina ha predisposto assistenza legale tramite avvocati di ONG e ha chiesto a Israele di evitare processi per ingresso illegale. L’ambasciata italiana a Tel Aviv e i consolati di Gerusalemme e Tel Aviv sono incaricati di seguire passo passo la situazione, assicurando sicurezza e supporto ai cittadini fino al loro ritorno a Roma, pur lasciando a carico degli attivisti le spese dei voli.

Flotilla, il governo Meloni non finanzia il rimpatrio degli italiani bloccati da Israele

Secondo quanto riportato da La Repubblica e La Stampa, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di non finanziare il viaggio di ritorno degli italiani coinvolti nella Flotilla, precisando che i costi dovranno essere sostenuti dagli stessi attivisti. La premier avrebbe seguito l’evolversi degli eventi in diretta da Copenhagen, dove si trovava per il Consiglio europeo informale, monitorando il tracking della Flotilla dal proprio iPhone.

Il governo ha spiegato che la decisione di non finanziare i voli non rappresenta una vendetta, ma un messaggio politico: lo Stato non intende sostenere azioni ritenute collegate a organizzazioni come Hamas, secondo quanto riferiscono fonti della maggioranza.

L’intervento del governo ha evitato che gli attivisti fossero trattenuti nelle carceri israeliane, un risultato considerato positivo dall’esecutivo, e il calendario dei rimpatri è già stato definito: quelli volontari inizieranno il 3 ottobre, mentre i rimpatri forzati potrebbero partire il 5.