Diciamoci la verità: l’emergere di nuovi dettagli sull’inchiesta che ha portato alla chiusura di diversi forum sessisti è un campanello d’allarme per la nostra società. Non si tratta solo di un problema di misoginia online; stiamo parlando di violazioni sistematiche della privacy e di un’istigazione a delinquere che merita la nostra attenzione.
Il caso di Phica.eu è emblematico: mentre i riflettori erano puntati su una pagina Facebook, nel silenzio venivano smantellate sezioni del forum per nascondere pratiche illecite, come l’installazione di microcamere nei camerini. Un vero e proprio paradosso che ci fa interrogare sulla sicurezza e sulla protezione delle vittime.
Un’inchiesta inquietante
La realtà è meno politically correct: la Procura di Roma sta indagando su una serie di reati che vanno dall’istigazione a delinquere all’interferenza illecita nella vita privata. Ma non finisce qui. La storia di una vittima che ha denunciato di essere stata estorta di mille euro per la rimozione di contenuti illeciti ci fa capire che dietro a questi forum si nasconde un vero e proprio traffico di informazioni e di ricatti. Le statistiche parlano chiaro: i forum come Phica.net hanno un seguito enorme, con circa 800mila iscritti. E questo solleva domande scomode: come è possibile che la violazione della privacy e il revenge porn possano prosperare in un contesto così poco regolamentato?
Chi sono i veri colpevoli?
So che non è popolare dirlo, ma la colpa non è solo di chi gestisce questi forum. La nostra società ha creato un ambiente in cui la misoginia e la violazione della privacy possono prosperare indisturbate. Le testimonianze delle donne che hanno visto le loro immagini pubblicate senza consenso su piattaforme sessiste sono agghiaccianti. L’avvocato Annamaria Bernardini de Pace ha già ricevuto centinaia di segnalazioni e ha lanciato una class action contro questi siti. Ma ci chiediamo: cosa ha fatto la legge fino ad ora? La giurisprudenza sembra non essere al passo con la tecnologia, e questo è un problema che non può più essere ignorato.
Conclusione disturbante
Il re è nudo, e ve lo dico io: la battaglia contro la violenza digitale e la violazione della privacy è solo all’inizio. Le donne che hanno subito abusi e violenze sui social meritano giustizia, e non possiamo permettere che i colpevoli si nascondano dietro l’anonimato del web. Se riuniremo mille denunce, forse i giudici si preoccuperanno di questo fenomeno, ma il vero cambiamento deve iniziare da noi. Dobbiamo fare pressione affinché la legge si adegui a questi nuovi crimini, e non limitarsi a inseguire i colpevoli solo dopo che il danno è stato fatto.
Invito tutti a riflettere su questo tema, a non rimanere in silenzio e a lottare per una rete più sicura e giusta. Non possiamo più ignorare le voci di chi soffre in silenzio. È tempo di agire.