Le trattative internazionali per la pace in Ucraina stanno entrando in una fase cruciale, tra il rischio di una rottura totale e la necessità di trovare un’intesa tra Kiev, Washington e l’Europa. Al centro del confronto sulla guerra ci sono la sovranità ucraina, le richieste russe, le garanzie di sicurezza e le prospettive di ricostruzione, mentre le tensioni tra Zelensky, Donald Trump e i principali Paesi europei aggiungono complessità a un negoziato già delicato.
Trattative multilivello per la pace in Ucraina
Il confronto internazionale sulla pace in Ucraina ha raggiunto una fase cruciale, caratterizzata da negoziati articolati su più livelli, volti a trovare un accordo che tuteli Kiev senza favorire Mosca. Negli ultimi giorni, delegazioni di Stati Uniti, Europa e Ucraina hanno intensificato gli incontri per definire un quadro complessivo che assicuri all’Ucraina uno status di nazione sovrana, protetta da solide garanzie occidentali e supportata da un piano concreto di ricostruzione.
Il lavoro diplomatico è stato guidato principalmente da Francia, Germania e Regno Unito, in colloqui serrati con emissari statunitensi tra cui Jared Kushner, Steve Witkoff e il segretario di Stato Marco Rubio. Tuttavia, il nodo principale rimane la richiesta russa di ottenere l’ultima porzione di Donetsk ancora sotto difesa ucraina, condizione irrinunciabile per Vladimir Putin, ma rigettata da Kiev.
Il Washington Post, attraverso un articolo di David Ignatius basato su fonti dirette, descrive il percorso negoziale come un confronto iniziale tra i 28 punti proposti dalla Casa Bianca, considerati troppo favorevoli a Mosca, e i 20 punti elaborati da Ucraina ed Europa. Da questa divergenza è nata l’idea di strutturare il tavolo in tre filoni: l’accordo con la Russia, le garanzie di sicurezza per Kiev e il progetto di ricostruzione. Tra i temi centrali figura l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea entro il 2027, data che Trump giudica realistica e sulla quale intende convincere anche Viktor Orbán a rinunciare a eventuali veti, favorendo investimenti e riforme strutturali, in particolare nella lotta alla corruzione.
Guerra in Ucraina, rischio rottura totale? Cosa sta succedendo davvero tra Zelensky, Trump e l’UE
Al centro delle trattative vi sono due piani distinti per le garanzie di sicurezza. Il primo, guidato da Parigi e Londra, potrebbe concretizzarsi rapidamente, mentre il secondo riguarda un’intesa tra Washington e Kiev basata sul modello dell’articolo 5 della NATO, con l’impegno americano a intervenire in caso di aggressione. Gli Stati Uniti stanno lavorando per chiarire ogni ambiguità e confidano nel loro flusso informativo d’intelligence, ritenuto fondamentale per la difesa ucraina. Parallelamente, Kiev punta ad ampliare le proprie forze militari, dai 600 mila soldati attuali a 800 mila, pur senza un limite formale nella bozza, mantenendo la massima libertà decisionale sul futuro dell’esercito.
Un tema delicato riguarda la possibile istituzione di zone demilitarizzate lungo la linea del cessate il fuoco, ispirate alla divisione tra le due Coree, con una prima area priva di militari e una seconda dove sarebbero vietate le armi pesanti, monitorate da contingenti internazionali. Sempre nell’ambito della sicurezza, Kiev propone di affidare agli Stati Uniti il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, con il ritiro dei militari russi, preferendo questa soluzione a una gestione internazionale. Sul fronte economico, Usa ed Europa intendono utilizzare i fondi russi sequestrati in Belgio per finanziare la ricostruzione, con l’obiettivo di raccogliere fino a 400 miliardi di euro tramite BlackRock, guidata da Larry Finch, e di valutare strumenti finanziari per incentivare la stabilità anche in Russia.
Kiev ha già trasmesso agli Stati Uniti una versione aggiornata del piano di pace, comprendente proposte su territorio e centrale di Zaporizhzhia, dopo consultazioni con gli alleati europei principali, gli E3 (Francia, Germania e Regno Unito). Come ha dichiarato Trump, “Gli europei vogliono un incontro con noi e Zelensky nel fine settimana in Europa, prenderemo una decisione in base a ciò con cui torneranno“.