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I volti dello Swatch Art Peace Hotel alla Biennale di Venezia

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Venezia, 26 apr. (askanews) - Le storie degli artisti dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai tornano alla Biennale di Venezia con il progetto Faces 2022: nelle Sale d'armi dell'Arsenale il Ceo della residenza, Carlo Giordanetti, ci ha guidato alla scoperta dei cinque protagonisti dell'esposizion...

Venezia, 26 apr. (askanews) – Le storie degli artisti dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai tornano alla Biennale di Venezia con il progetto Faces 2022: nelle Sale d’armi dell’Arsenale il Ceo della residenza, Carlo Giordanetti, ci ha guidato alla scoperta dei cinque protagonisti dell’esposizione di quest’anno.

“Tre di loro – ha detto ad askanews – sono cinesi e si esprimono con linguaggi molto diversi, abbiamo Landi che vive nel mondo dell’infanzia, dell’innocenza, del gesto molto spontaneo e crea un caleidoscopio di immagini. Abbiamo Xue Fei, che è quella più vicina al tema della Biennale di quest’anno, il Surrealismo, perché crea un mondo onirico che si svela passo dopo passo e prende addirittura una dimensione reale con la creazione dei personaggi che hanno origine dal quadro. Il terzo, Tang Shu, un vero e proprio pittore, che ha una tecnica molto particolare, molto dimensionale e molto profonda e che ha fatto un lavoro sull’isolamento durante il lockdown, ma in una maniera essenzialmente positiva”.

Accanto a loro anche un coreano, Hoyoon Shin, che crea opere tridimensionali con materiali apparentemente lontanissimi, e un brasiliano trapiantato in Svizzera, Marcelot, che ha presentato due sculture di carta da giornale e tessuti ispirate alla storia di Venezia: Napoleone, il grande nemico della Repubblica, e il Leone di San Marco, simbolo universale della Serenissima, e anche della Biennale. “Io imparo moltissimo dallo scambio con il pubblico – ci ha detto – l’arte per me è comunicazione e questo è il mio interesse, io cerco di avere per ogni invito che ricevo una forma espressiva nuova”.

E proprio sulle forme espressive della contemporaneità, sul modo in cui si può pensare di fare arte oggi, lo Swatch Art Peace Hotel continua, oltre che a offrire spazio agli artisti, a concentrare le proprie indagini. “Mi sembra di cogliere una volontà – ha concluso Carlo Giordanetti – in qualche modo di tornare a una centralità della figura umana”.

Quello che è confermato anche da Venezia è l’impegno di Swatch per l’arte, per la sesta volta principale sostenitore della Biennale.