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Il Qatar media tra Israele e Hamas per la liberazione di 50 ostaggi e una tregua di 3 giorni

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Si tratterebbe del più grande rilascio di ostaggi detenuti da Hamas dall'attacco ad Israele del 7 ottobre

Secondo quanto dichiarato a Reuters da un funzionario informato sui negoziati, il Qatar sta mediando un accordo tra Hamas e Israele che prevede il rilascio di circa 50 ostaggi civili da Gaza in cambio di un cessate il fuoco di tre giorni.

Il Qatar media tra Hamas e Israele per la liberazione degli ostaggi

L’accordo, che è stato coordinato dagli Stati Uniti, prevede anche che Israele rilasci alcune donne e bambini palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane e aumenti la quantità di aiuti umanitari consentiti a Gaza. La portata dei negoziati guidati dal Qatar è cambiata in modo significativo nelle ultime settimane. Il ricco Stato del Golfo, che ha obiettivi ambiziosi in politica estera, ha una linea di comunicazione diretta con Hamas e Tel Aviv. In passato ha condotto la mediazione tra il gruppo militante e i funzionari israeliani per il rilascio di oltre 240 ostaggi e ha aiutato a mediare le tregue tra i due.

Hamas accetta gli accordi

I terroristi palestinesi sembrerebbero aver accettato le linee generali del patto, ma Netanyahu sta ancora negoziando i dettagli. Tale accordo richiederebbe la consegna da parte di Hamas di un elenco completo degli ostaggi civili ancora in vita, detenuti a Gaza. Un rilascio più ampio non è attualmente in discussione. Il ministro israeliano Benny Gantz, che fa parte del gabinetto di guerra, ha dichiarato in una conferenza stampa mercoledì: “Anche se dovessimo sospendere i combattimenti per restituire i nostri ostaggi, non ci sarà alcuna interruzione della guerra finché non avremo raggiunto i nostri obiettivi“.

Entrata a Gaza la prima autocisterna

Il primo camion che trasporta un carico di carburante delle Nazioni Unite è entrato a Gaza passando dall’Egitto. La consegna è stata resa possibile dal fatto che Israele abbia approvato l’ingresso nell’enclave di 24mila litri di gasolio per i camion di distribuzione degli aiuti dell’ONU. La benzina sarà destinata alle famiglie rimaste nella Striscia, ma non agli ospedali. “Si tratta solo del 9% del fabbisogno giornaliero per sostenere le attività di salvataggio” ha scritto Tom White, direttore dell’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite a Gaza, su X. La carenza di carburante ha già contribuito alla chiusura di strutture sanitarie, stazioni di pompaggio delle acque reflue, impianti di desalinizzazione dell’acqua e pozzi d’acqua.