La libertà di stampa è un pilastro della democrazia, ma quando le autorità di controllo rischiano di essere strumentalizzate, il diritto all’informazione viene messo sotto pressione. Il caso di Sigfrido Ranucci e della trasmissione Report, al centro di accuse contro il Garante della privacy italiano, evidenzia come il giornalismo d’inchiesta possa trovarsi a difendere non solo i propri contenuti, ma l’autonomia stessa delle istituzioni democratiche.
Libertà di stampa sotto pressione: l’allarme di Sigfrido Ranucci
Le dichiarazioni di Ranucci arrivano in un periodo già complesso per la stampa italiana, segnata da querele e intimidazioni. Il giornalista, vittima di un attentato dinamitardo il 16 ottobre, ha denunciato un presunto “accanimento istituzionale” contro Report, riferendosi alla multa da 150mila euro inflitta dal Garante della privacy alla Rai per la trasmissione di un audio riguardante l’ex ministro Gennaro Sangiuliano, motivata con la “violazione del Codice della Privacy e del GDPR”. Ranucci ha replicato:
“Gli audio hanno un pregio, vale a dire ricostruire i fatti attraverso le parole dei protagonisti“, sottolineando l’assenza di contenuti strettamente privati.
“Ipocriti, lo state armando!”. La rabbia di Sigfrido Ranucci e il grido di allarme
Nel cuore del Parlamento europeo di Strasburgo si è svolta una conferenza stampa che ha riportato al centro del dibattito il tema della libertà di informazione. Protagonista dell’incontro è stato Sigfrido Ranucci, storico conduttore della trasmissione d’inchiesta Report, che ha espresso forti timori riguardo a un presunto utilizzo politico del Garante della privacy italiano contro il suo programma.
Collegato da remoto, il giornalista ha denunciato una situazione che definisce di “solidarietà ipocrita”, spiegando:
“Sono un giornalista che da anni fa inchieste scomode, in questi giorni raccolgo solidarietà bipartisan, ma si sta rivelando ipocrita: da una parte solidarietà, dall’altra qualcuno sta armando il Garante della privacy per punire Report e dare un segnale esemplare ad altre trasmissioni”.
Ranucci ha chiesto l’intervento delle istituzioni europee per verificare l’operato dell’Autorità italiana, sottolineando:
“Chiedo che il Garante europeo verifichi come sta operando il Garante della privacy italiano, perché sembra agire come un’emanazione del governo”.
Il Garante ha replicato e ribadito la propria “assoluta indipendenza e trasparenza”, annunciando eventuali iniziative a tutela della credibilità dell’Autorità. Il caso Report diventa così un test cruciale per difendere il diritto di cronaca e garantire “critica senza paura e informazione senza condizionamenti”.
L’iniziativa, promossa dall’eurodeputato Sandro Ruotolo del Partito Democratico, ha voluto portare all’attenzione internazionale una questione che tocca principi cardine della democrazia: la trasparenza e l’autonomia degli organi di controllo.