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Israele di fronte agli stupri del 7 ottobre: un terribile puzzle

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Roma, 22 dic. (askanews) - Sono passate dieci settimane dall'assalto di Hamas in Israele il 7 ottobre e le voci delle atroci violenze compiute, inclusi stupri e torture, continuano a circolare. Ma i testimoni sono pochi, alcune donne sopravvissute forse faticano a parlare, la mancanza di prove ren...

Roma, 22 dic. (askanews) – Sono passate dieci settimane dall’assalto di Hamas in Israele il 7 ottobre e le voci delle atroci violenze compiute, inclusi stupri e torture, continuano a circolare. Ma i testimoni sono pochi, alcune donne sopravvissute forse faticano a parlare, la mancanza di prove rende difficile ricostruire il puzzle. Le autorità israeliane parlano di violenza sessuale usata come arma di guerra.

Possiamo solo immaginare, dice Eli Hazen di Zaka, l’associazione dei volontari che intervengono nelle emergenze. Una immagine gli è rimasta impressa, quella di una donna in una casa distrutta: “Era nuda dalla vita in giù, inginocchiata ai piedi del letto, e le avevano sparato alla testa da dietro. Non abbiamo visto cosa è successo prima o dopo ma è abbastanza chiaro: si può immaginare cosa è accaduto e perché era in quella posizione” dice.

Secondo Hazen, lo shock di quel giorno era tale che c’era un gran caos nelle comunicazioni fra polizia, esercito e servizi di emergenza.

I morti israeliani del 7 ottobre sono quasi 1150. Israele ribadisce che i militanti di Hamas oltre frontiera hanno commesso stupri di gruppo, praticato torture e atti sessuali con bambini e cadaveri. Nei giorni dopo il 7 ottobre centinaia di cadaveri sono arrivati alla base militare di Shura nel centro del paese, alcuni bruciati e sfigurati, tutti seppelliti rapidamente come vuole la tradizione ebraica. Sono stati esaminati per identificarli, non alla ricerca di prove di stupro. Anche per questo, non ci sono dati, e l’esumazione è proibita dalla tradizione.

Ma i riservisti che lavarono i corpi parlano di ragazze seminude, o solo con la biancheria macchiata di sangue addosso, e pallottole sparate all’inguine e sui seni.

Rami Shmuel, producer del festival Tribe of Nova, la festa della musica assalita da Hamas dove sono morte oltre 360 persone, non dimenticherà mai quel giorno e la ricerca dei cadaveri: “È un livello di cattiveria difficile da credere che esista davvero in questo mondo. Hanno sparato a tutto quello che respirava senza distinzioni, ragazze, uomini, donne, anziani, neonati, cani, cavalli; arabi, ebrei, filippini o nepalesi”.

Cochav Elkayam-Levy insegna giurisprudenza ed è a capo della Commissione civile sui crimini compiuti il 7 ottobre da Hamas contro donne e bambini. Eventuali superstiti, dice, potrebbero metterci anni a farsi avanti e raccontare: “Il nostro obbiettivo è storico, non siamo un organo di giustizia, non siamo degli inquirenti. Per me questo significa che non abbiamo l’obbligo di chiederci se abbiamo abbastanza materiale per sostenere una causa in tribunale o anche solo per scrivere un articolo. Per me è abbastanza ritrovare un altro pezzo di questo puzzle bruciato che andiamo ricomponendo. Ma non abbiamo video degli stupri. Non sapremo mai cosa è successo alle donne. Non conosceremo mai l’ampiezza dei crimini commessi”.