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Lezione di Codogno, da Wuhan d'Italia a terapie intensive vuote

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Codogno (Lo), 24 nov. (askanews) - La lezione di Codogno, prima città italiana a essere duramente colpita dalla pandemia dimostra e insegna che i vaccini sono l'arma più importante contro il Coronavirus. Francesco Passerini primo cittadino nella prima zona rossa, che grazie alla chiusura da lui ...

Codogno (Lo), 24 nov. (askanews) – La lezione di Codogno, prima città italiana a essere duramente colpita dalla pandemia dimostra e insegna che i vaccini sono l’arma più importante contro il Coronavirus. Francesco Passerini primo cittadino nella prima zona rossa, che grazie alla chiusura da lui decisa ebbe una riduzione dell’onda epidemica più veloce di Wuhan (l’inizio riduzione arrivò dopo 28 giorni a Codogno contro i 38 giorni della metropoli cinese).

“Sono stati momenti… Dimenticare è impossibile ma credo che non sarebbe neanche corretto. Io credo che lì sia uscito lo spirito e la forza di una comunità, laboriosa per storia, che si è trovata ad affrontare qualcosa che all’inizio sembrava un muro invalicabile. Ma che passo dopo passo, qualunque muro si supera. E noi con quello spirito siamo andati avanti e andiamo avanti”.

Il sindaco Passerini racconta così la storia recente della sua città, quella del paziente 0, che ha passato dall’inizio della pandemia almeno 5 mesi di chiusure, alimentari compresi. Poi piano piano il mercato è tornato, grazie alle regole.

“Codogno sta benissimo, ringraziando sempre il sindaco che è il numero uno, in assoluto, ci difendiamo così adesso”, afferma un venditore.

Codogno è in controtendenza con il resto d’Italia: nella prima zona rossa in Europa i contagi sono in calo.

“I no vax dicono non mi vaccino. Va bene: ma cosa fai per eliminare il virus? Niente? Lo lasci andare così? Non se li ricordano i morti che c’erano l’anno scorso o due anni fa?”

Il signor Antonio dice che i ricordi di quei giorni, quando Passerini fece la prima ordinanza in assoluto per chiudere (e non c’era ancora il vaccino) sono terribili.

“Sembrava di essere ai tempi della guerra. Lo stesso. Non sapevi cosa fare, cosa dire. Prima avevano paura della bomba. Ora hai paura di una cosa che non vedi”.

C’è il green pass. Una garanzia in più, ma non una certezza matematica. Per questo molto dipende dai comportamenti dei singoli.

“Siamo ubbidienti, mettiamo la nostra mascherina. Evitiamo gli assembramenti perchè abbiamo vissuto un periodo troppo brutto l’anno scorso. Io ho perso anche il marito”.

Ricordi atroci. Oggi il vaccino è una speranza per queste persone, che usano la mascherina anche all’aperto nonostante i numeri più che incoraggianti.

“Ci voltiamo indietro e diciamo è stato un periodo brutto della nostra vita: un periodaccio”.

“Eravamo in guerra”.

“E comunque adesso, a parte i vo vax”

Cosa ne pensa dei no vax?

“C’è qualcosa dietro. Sono troppi. C’è qualcuno che li sta montando. Ci siamo sempre vaccinati. Mio marito era medico. Diceva grazie al cielo esiste il farmaco che ci aiuta ad andare avanti. Non ci credono. Diffidano. Vuol dire che non è istintivo, c’è qualcuno che li monta”.

Servizio di Cristina Giuliano

Montaggio di Carla Brandolini

Immagini askanews