> > Nascite in calo, i dati Istat: l’Italia nella peggiore crisi demografica di...

Nascite in calo, i dati Istat: l’Italia nella peggiore crisi demografica di sempre

nascite in calo istat

Le nascite in calo confermano una crisi demografica che l’Italia non riesce a invertire, con il 2024 ai minimi storici e un 2025 ancora più incerto.

Le nascite in calo, secondo i dati diffusi dall’Istat, confermano la gravità della crisi demografica che interessa l’Italia ormai da oltre quindici anni. Il numero dei nuovi nati continua a diminuire, segno di un Paese che invecchia e di un contesto economico e sociale poco favorevole alla genitorialità. La precarietà lavorativa, il costo della vita in aumento e la carenza di servizi per l’infanzia pesano sulle decisioni delle famiglie, mentre le giovani generazioni, prive di stabilità e certezze, rimandano sempre più la scelta di avere figli.

Nuove forme familiari e nascite fuori dal matrimonio

Gli ultimi dati dell’Istat delineano un quadro allarmante: il 2024 ha registrato un nuovo minimo storico di natalità e le prime stime per il 2025 indicano un’ulteriore flessione, confermando una tendenza negativa che sembra ormai radicata.

Parallelamente alla diminuzione complessiva delle nascite, cambia il modo in cui si diventa genitori. Nel 2024, il 43,2% dei bambini è nato da coppie non sposate, un dato in aumento rispetto al 2023 (+0,8 punti percentuali) e più che raddoppiato rispetto al 2008. Sebbene in calo in termini assoluti (-0,8% rispetto al 2023), i nati da genitori non coniugati sono stati 159.671, contro i 210.273 figli di coppie sposate (-4%). Cresce in particolare la quota di bambini con genitori che non si sono mai sposati, passata dal 35,9% al 36,9%.

La diffusione di questo modello è particolarmente evidente tra i giovani: oltre il 60% delle madri under 24 e quasi la metà di quelle tra 25 e 34 anni ha avuto figli al di fuori del matrimonio. Le differenze regionali si stanno riducendo, ma restano significative: il Centro registra l’incidenza più alta (49,6%), seguito dal Nord (42,8%) e dal Mezzogiorno (40,3%). La Sardegna guida la classifica con il 56,6% di nati extra-coniugali, mentre Basilicata (30%) e Calabria (33,4%) presentano i valori più bassi.

A completare il quadro di una società in evoluzione è la crescente diffusione del doppio cognome: nel 2024 lo ha ricevuto il 6,7% dei neonati, più del doppio rispetto al 2020. La pratica è più comune nel Centro-Nord e tra le coppie non sposate, segno di un progressivo cambiamento culturale che accompagna, e in parte riflette, la trasformazione della famiglia italiana.

Nascite in calo, ai minimi storici: i dati Istat

Il calo delle nascite in Italia continua senza sosta. Nel 2024 sono venuti al mondo 369.944 bambini, con una flessione del 2,6% rispetto all’anno precedente. I dati provvisori dei primi sette mesi del 2025 confermano una tendenza ancora più preoccupante: circa 13mila nati in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a un -6,3%.

La fecondità media si attesta su livelli mai registrati prima, con appena 1,18 figli per donna nel 2024 e una stima di 1,13 nel 2025. Si tratta del valore più basso mai raggiunto, inferiore persino al precedente minimo del 1995 (1,19). L’Istat ricorda come il declino demografico sia iniziato nel 2008, anno in cui si contarono oltre 576mila nati vivi: da allora, la perdita complessiva sfiora le 207mila unità (-35,8%).

Le differenze territoriali restano marcate: tra gennaio e luglio 2025 Abruzzo (-10,2%) e Sardegna (-10,1%) registrano i cali più significativi, mentre le flessioni più contenute si osservano in Basilicata (-0,9%), Marche (-1,6%) e Lombardia (-3,9%). Le uniche aree in controtendenza sono la Valle d’Aosta (+5,5%) e le province autonome di Bolzano (+1,9%) e Trento (+0,6%), dove il tasso di natalità mantiene un lieve margine di crescita.