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Donna uccisa dal marito negli Stati Uniti, il motivo oscuro legato al peso

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La storia di June, donna uccisa dal marito Stati Uniti, sconvolge la Scozia: amici e familiari avviano una raccolta fondi per riportare il suo corpo a casa.

June Bunyan, 37 anni, aveva lasciato la Scozia per inseguire un sogno americano. Voleva diventare avvocato difensore, lavorare per chi cercava una possibilità negli Stati Uniti. In poco più di un anno aveva aperto un piccolo studio, il “Renteria Paralegal Services”, e costruito una vita decisamente normale quanto meno in apparenza accanto a Jonathan Anthony Renteria, 25 anni.

Poi tutto è cambiato, è la storia di una donna uccisa dal marito negli Stati Uniti.

La tragedia di June, donna uccisa dal marito negli Stati Uniti tra gelosia e controllo ossessivo

Il corpo di June è stato trovato l’11 settembre 2025 nel loro appartamento. Mutilato. Ridotto a pezzi. La polizia ha parlato di una scena «di violenza inaudita» (New York Post). Accanto, un biglietto scritto dal marito. Una settimana dopo lui ha tentato il suicidio. Non è riuscito. Ora è accusato di omicidio.

Gli investigatori sostengono che il litigio sia nato per i chili presi da June durante la gravidanza. Una frase di lei, riportata dagli atti, suona come una condanna: «Non ti farò mai più vedere la bambina». Secondo l’accusa, quella minaccia ha innescato la furia di Jonathan.

Ma c’era dell’altro. Una vicina, Arielle Miller, ha raccontato a Ktla che June le scriveva messaggi angosciati: «Più vado avanti in questo matrimonio, meno sento di poter contare su di lui. Non l’ho mai visto così cattivo prima». Parole che ora pesano come macigni. La stessa Arielle ha ricordato un clima soffocante, fatto di controllo ossessivo: «Non voleva che parlasse con certe persone. Commentava sempre il suo corpo, il suo peso».

Un matrimonio breve, due mesi appena prima delle nozze. Ma i vicini parlano di litigi frequenti. Urla, porte sbattute, silenzi che facevano più rumore delle parole. Tutti avevano capito che qualcosa non andava, nessuno però immaginava questo epilogo.

Donna uccisa dal marito negli Stati Uniti, amici e parenti uniti per riportarla a casa

Mentre gli Stati Uniti restano scioccati dall’ennesimo femminicidio, dall’ennesima donna uccisa dal marito negli Stati Uniti, la Scozia piange una sua figlia. La famiglia di June vuole riportare il corpo a casa, a Edimburgo. Una sfida dolorosa, anche economica. Così la migliore amica, Vicky Tulika, ha aperto una raccolta fondi su GoFundMe. «Con immenso dolore – ha scritto – condividiamo la devastante notizia che la nostra amata June ci è stata tragicamente portata via. Le nostre vite sono cambiate per sempre».

June non era solo una professionista ambiziosa. Chi la conosceva parla di una risata contagiosa, di un cuore grande. «Non avremmo mai immaginato di trovarci a chiedere aiuto in questo modo», continua Vicky. La pagina della raccolta si riempie di messaggi: ricordi, foto, promesse di non dimenticare.

C’è chi la definisce «una donna capace di dare speranza a chi non ne aveva». Chi invece posta immagini di viaggi insieme, cene improvvisate, feste di compleanno finite con brindisi stonati. Piccoli dettagli, che sembrano superflui. Ma raccontano una persona viva. Prima che un nome dentro a un titolo di cronaca nera.

E resta il contrasto. Una donna che voleva difendere i più fragili. Uccisa da chi avrebbe dovuto proteggerla. Una figlia neonata rimasta senza madre. Una famiglia che lotta per riportarla a casa.

Un altro caso di “donna uccisa dal marito Stati Uniti”, scrivono i giornali americani. Ma per chi la conosceva, per chi ora raccoglie soldi per lei, June non è una statistica. È un’assenza che pesa. È una voce spezzata che risuona ancora nei corridoi di quel palazzo. E che continuerà a far rumore, molto più delle carte processuali.