Il tragico omicidio di Chamila Wijesuriya, giovane barista dell’hotel Berna di Milano, ha scosso profondamente la città. Il 9 maggio scorso, Chamila è stata brutalmente uccisa a coltellate da Emanuele De Maria, che pochi istanti dopo ha posto fine alla propria vita. Mentre le indagini cercano di fare luce sulle motivazioni di questo drammatico gesto, emergono le toccanti testimonianze dei colleghi, che descrivono una realtà fatta di inquietudini nascoste.
Omicidio-suicidio a Milano: la decisione del ministro Nordio
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha disposto un’indagine interna e ha richiesto al Tribunale di Sorveglianza di Milano una relazione urgente sul caso, comprensiva di tutta la documentazione pertinente. Tra i documenti richiesti figurano le due perizie redatte dall’équipe di psicologi ed educatori del carcere, relative agli anni 2023 e 2024, oltre al provvedimento con cui la giudice Giulia Turri ha autorizzato la proposta di lavoro esterno.
Il detenuto, condannato per femminicidio nel 2016, era stato autorizzato al lavoro esterno presso l’albergo e il giorno successivo all’uccisione di Chamila ha tentato di aggredire Hani Fouad Nasra, un altro dipendente che aveva avvertito la donna riguardo alla sua pericolosità.
L’inchiesta si concentra ora sulle possibili negligenze o sottovalutazioni lungo il percorso che avrebbe potuto prevenire la tragedia.
Omicidio Chamila, le indagini: la drammatica rivelazione dei colleghi su Emanuele De Maria
Emergono nuovi elementi nelle indagini su Emanuele De Maria, l’uomo responsabile dell’omicidio di Chamila Wijesuriya, la barista dell’hotel Berna di Milano assassinata a coltellate lo scorso 9 maggio.
Secondo le dichiarazioni raccolte dagli inquirenti tra i colleghi dell’albergo, come riportato dall’ANSA, la vittima aveva espresso più volte la paura di poter essere ammazzata da lui. Dalle testimonianze risulta che Chamila era visibilmente preoccupata per il comportamento minaccioso di De Maria e temeva per la propria incolumità, arrivando a chiedere che lui mantenesse le distanze.
Il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha aperto un nuovo fascicolo per approfondire se vi siano state eventuali omissioni, in particolare da parte del datore di lavoro, che avrebbe avuto l’obbligo di segnalare al carcere eventuali segnali di pericolo relativi al 35enne.