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Passeggiare a Venezia, sette giorni di storie e racconti

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Venezia, 14 dic. (askanews) - Venezia è uno stato d'animo, lo sappiamo. Ed è anche una città il cui mistero, che è la sua vera identità, si può avvicinare - ma, per fortuna, mai raggiungere - soprattutto attraversandola a piedi, lasciandola scorrere accanto a noi. In un certo senso questa op...

Venezia, 14 dic. (askanews) – Venezia è uno stato d’animo, lo sappiamo. Ed è anche una città il cui mistero, che è la sua vera identità, si può avvicinare – ma, per fortuna, mai raggiungere – soprattutto attraversandola a piedi, lasciandola scorrere accanto a noi. In un certo senso questa operazione viene fatta anche dal libro “Sette giorni a Venezia” di Gianmaria Donà dalle Rose, che è a tutti gli effetti una collezione di passeggiate veneziane, edita da Settecolori.

“Baudelaire – ha detto ad askanews – ha inventato il termine flaneur, che vuol dire fondamentalmente un gentiluomo che bighellona per la città guardando le cose belle. Questo è lo spirito che vorrei che il lettore avesse e si portasse con sé nelle passeggiate veneziane”.

Veneziano e con dei dogi tra i propri antenati, ma cresciuto a Milano, Donà dalle Rose guida il lettore tra i sestieri e con brio, senza mai smettere di camminare, e trova storie, aneddoti, personaggi.

“Venezia – ha aggiunto l’autore – è fatta di tanti luoghi del cuore, che vanno messi insieme secondo la propria fantasia e il proprio spirito. Luoghi del cuore sono per esempio l’isola di San Francesco del Deserto, posto meraviglioso e incantato; il ghetto, dove ricordiamo William Shakespeare; o ancora il Lido, che ci rimanda a Thomas Mann, ma anche Hugo Pratt piuttosto che Byron”.

A emergere, in fondo, è l’amore per la città, per la sua inafferrabile immanenza trascendente, per il modo in cui Venezia pensa se stessa, nell’atto di porsi di fronte a noi come qualcosa che non è il parco a tema del turismo globale, ma qualcosa di molto più profondo, complesso e affascinante. E soprattutto carico di storia e storie, come quella che ha per protagonista niente meno che Josef Stalin.

“Una delle storie – ci ha raccontato Donà – ci parla di un giovane Stalin che stava sull’isola di San Lazzaro degli Armeni e faceva il campanaro. Alcuni dubitano, ma pare proprio che fosse così”.

E se è possibile che a suonare le campane fosse proprio il dittatore sovietico, allora è anche possibile che, pagina dopo pagina, a comporsi sia un’immagine ancora nuova di Venezia, l’immagine che, in qualche modo, possa portarci a vedere il futuro della città lagunare.

“Dev’essere una capitale culturale, viva e ripopolata – ha concluso Gianmaria Donà dalle Rose – . Questa è la cosa importante, come lo era ai tempi di questi grandi del passato che vi hanno vissuto fino a diventare veneziani. Se pensiamo solo all’Ottocento, Venezia aveva circa 200mila abitanti. Oggi ne ha 50mila”.

Le passeggiate, quando si chiude il libro, si concludono. E a quel punto si apre lo spazio della presenza, della scoperta di Venezia come luogo personale, come mitologia collettiva che esiste realmente solo nella dimensione privata.