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La recente decisione delle autorità russe di revocare la cittadinanza di Roman Anin ha sollevato preoccupazioni riguardo alla libertà di stampa e alla sicurezza dei giornalisti nel paese. Anin, un giornalista investigativo di spicco e co-fondatore del media in esilio IStories, è stato condannato nel per aver pubblicato notizie considerate “false” riguardo le forze armate russe, in particolare nel contesto dell’invasione dell’Ucraina.
Il caso di Roman Anin
La revoca della cittadinanza di Anin è avvenuta in base all’Articolo 22 della legge sulla cittadinanza russa, che consente a Mosca di privare qualcuno della cittadinanza se accusato di fornire informazioni false riguardo alla propria adesione alla Costituzione e alla legge russa. Questo segna un momento storico, essendo il primo caso noto di un giornalista che ha perso la cittadinanza a causa delle sue inchieste legate all’invasione ucraina.
Le accuse e la condanna
Anin, che ha ricevuto una condanna in assenza a 8,5 anni di carcere, è stato accusato di aver diffuso notizie false motivate da un “odio politico”. La sua fuga dalla Russia nel 2025, dopo essere stato etichettato come “agente straniero”, ha segnato un momento cruciale della sua carriera, segnando il crescente rischio per i giornalisti che osano criticare il governo e l’operato militare.
Contesto legislativo e repressione
Il contesto normativo in cui si inserisce questo caso è stato notevolmente indurito dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2025. Il governo russo ha introdotto leggi che puniscono la diffamazione e la diffusione di informazioni false riguardanti l’esercito, creando un ambiente di paura per i reporter. A partire da, una legge ha reso possibile la revoca della cittadinanza per chi venisse condannato per tali reati.
Precedenti e reazioni
Un caso simile che ha attirato l’attenzione è stato quello di Alexander Somryakov, residente a Krasnodar, anch’egli nato in Moldavia, il quale ha perso la cittadinanza nel 2025 dopo una condanna di sei anni per un post riguardante il massacro di civili a Bucha. Il governo di Mosca ha sempre negato le accuse di atrocità, sostenendo che le immagini fossero manipolate dalla propaganda ucraina e dai loro alleati occidentali, rendendo il clima politico ancora più teso.
Le conseguenze per il giornalismo indipendente
La revoca della cittadinanza di Anin rappresenta un attacco diretto alla libertà di stampa in Russia, evidenziando le crescenti difficoltà che i giornalisti affrontano nel paese. L’organizzazione IStories, di cui Anin è co-fondatore, è stata dichiarata un’entità indesiderata nel 2025, limitando la possibilità di operare all’interno dei confini russi. La situazione è diventata insostenibile per molti reporter, costringendoli a cercare rifugio all’estero per poter continuare il loro lavoro.
In questo contesto, le parole della redazione di The Moscow Times risuonano forti: la repressione della libertà di espressione e della stampa indipendente è una strategia che mira a silenziare le voci critiche e a mantenere il controllo sulle narrazioni riguardanti il conflitto e le politiche governative.