Dopo anni di conflitto incessante, Gaza si trova oggi sospesa tra il silenzio della tregua e l’urgenza di ricostruire una vita distrutta. Le bombe hanno smantellato quartieri, scuole, ospedali e strade, lasciando dietro di sé un paesaggio di detriti e desolazione. La recente sospensione delle ostilità, seppur temporanea, ha aperto una finestra di speranza: migliaia di palestinesi sono tornati nelle proprie case, trovandosi però di fronte a una realtà radicalmente trasformata.
Questa tregua segna non la fine del conflitto, ma l’inizio di una sfida immensa: liberare Gaza dalle macerie materiali e sociali, e provare a ridare forma a una città e a una comunità quasi cancellate. Ecco i dettagli sulla ricostruzione della Striscia.
La Striscia di Gaza sospesa tra tregua e attesa
La prospettiva di ricostruire Gaza appare imponente: la Banca Mondiale stima che saranno necessari almeno 53 miliardi di dollari, triplicando il PIL totale della Palestina, rendendo indispensabile un coinvolgimento coordinato della comunità internazionale tra governi, istituzioni multilaterali e investitori privati. Il confronto con il passato evidenzia l’entità della catastrofe: nel 2014, dopo l’operazione “Margine di protezione”, le abitazioni distrutte erano circa 10.000, mentre a luglio 2025 il numero ha raggiunto 119.000, dodici volte superiore, con interi quartieri cancellati dalla mappa.
In questo contesto, il presidente statunitense Donald Trump ha proposto di avviare subito la rimozione delle macerie e l’apertura di corridoi umanitari per forniture essenziali come carburante e medicinali. Alcuni camion di aiuti sono già entrati nella Striscia, contenenti cibo, attrezzature mediche, materiali per rifugi e carburante, mentre il Programma Alimentare Mondiale ha intensificato la distribuzione.
Nonostante ciò, la situazione sul terreno resta drammatica: circa 300.000 persone sono rientrate a Gaza City, ma le abitazioni sono distrutte e le tende disponibili sono insufficienti, migliaia di persone risultano ancora disperse. Anche a Khan Yunis, l’80% della città è stato distrutto e migliaia di tonnellate di macerie bloccano le strade, rendendo urgente l’intervento di mezzi pesanti per ripristinare la viabilità e avviare la ricostruzione.
Ricostruzione Striscia di Gaza, quanto ci vorrà? Costi, tempi, fasi, chi pagherà
La tregua recentemente negoziata tra Israele e Hamas, seppur fragile, è stata resa possibile grazie alla mediazione statunitense e al sostegno diplomatico di diversi Paesi arabi. Tuttavia, questa sospensione delle ostilità non ha posto fine al dramma: la sfida principale consiste ora nel ricostruire un territorio devastato, dove quasi nulla rimane intatto e la parola “normalità” appare lontana.
Il quadro della devastazione emerge chiaramente dai dati delle Nazioni Unite: oltre 53 milioni di tonnellate di detriti coprono la Striscia, equivalenti a sette Piramidi di Cheope impilate, e per rimuoverli si stimano almeno 21 anni di lavori e un costo di 1,2 miliardi di dollari. Il sistema infrastrutturale è quasi del tutto compromesso: il 94% degli ospedali non è operativo, il 90% degli appartamenti è inabitabile, il 77% delle scuole è danneggiato e oltre l’85% dei terreni agricoli non è più coltivabile, mentre il 65% delle strade risulta impraticabile.
La popolazione civile, compressa in appena 360 chilometri quadrati, affronta quindi una crisi senza precedenti, con la vita quotidiana cancellata in larga misura.